Tallone, l’arte (tipografica) di dare forma al sapere

«In principio era il pensiero. In principio era l’azione...». Così recita Faust. E se dobbiamo dirla sempre con Goethe, in principio era anche la forma. Cosa c’è all’origine di ogni «forma» di cultura? Dalla letteratura all’arte, dalle carte antiche alla fotografia, per fare la storia ci vuole la scrittura, la forma dunque, il tratto, il carattere a stampa, il disegno, ma anche il design di un libro. Solo così si fissa la memoria di un popolo.
È ciò che ha fatto Alberto Tallone con la sua professione di editore, mettendo a disposizione le proprie stampe, rinnovandone i caratteri con l’inconfondibile marchio delle sue edizioni attraverso una costante attività di ricerca estetica e grafica insieme. E con la mostra «Tallone editore. La forma del pensiero», allestita, a cura di Dario Vermi, a Milano a Palazzo Isimbardi (fino al 21 novembre) si possono ripercorrere gli ottant’anni di ricerca tipografica dei Tallone, una dinastia che non ha uguali, unica erede dei clichè bodoniani. «È una mostra a due facce, l’aspetto storico e quello didattico che documenta i contenuti stilistici dell’editore e dello stampatore Tallone, esattamente a 50 anni dal rientro in Italia della casa editrice fondata da Alberto Tallone negli anni Trenta a Parigi, in un palazzo vicino alla Bastiglia. Fra gli emigrati c’è chi vuole rientrare in Patria e chi decide di rimanere sul luogo della fortuna, ma tra la banlieue di allora e la verde Val di Susa, dove noi Tallone affondavamo le nostre radici e avevamo una grande casa delle vacanze, mio nonno scelse l’Italia». Parole di Enrico Tallone, ultimo discendente della «casata». Suo padre Alberto morì quando lui aveva 14 anni e oggi l’azienda di famiglia è portata avanti anche da sua madre Bianca con l’aiuto di figli e nipoti.
«Mio padre era un grande artigiano - prosegue Enrico -, voleva dare a ogni autore il proprio abito estetico, l’amore per la ricerca della pagina tipografica doveva essere legato al piacere della lettura. L’isola di Alpignano fu inaugurata ufficialmente il 15 ottobre del 1960 da Luigi Einaudi e Donna Ida. Su quest’isola è stato trasportato tutto il sapere antico, contemporaneo e futuro del “carattere Tallone”, da qui si può risalire dal ’400 in avanti, quindi dai caratteri a stampa di Manuzio fino a oggi: dai libri originali al modernismo, compreso il periodo floreale, il Liberty, sul quale si era addormentata la pagina per anni soffocando con orpelli e fronzoli la grafica di Bodoni. Il modernismo, come il passato, incarna la letteratura “nel design del design” perché alla base di ogni cultura ci sono le arti grafiche».
I Tallone furono da sempre legati a Milano: Cesare, noto ritrattista e maestro di Pellizza da Volpedo e Carrà (in seguito accademico a Bergamo) dal 1899 ebbe la cattedra di ruolo e ben 11 figli nati sotto la Madonnina. «Mio padre che era uno di questi figli mi parlava spesso dei Navigli che attraversavano la città quando era ragazzino. Nel 1920 aveva 22 anni, ma era già un adulto osservatore.

Morì nel 1968 e io ne avevo appena compiuti 14, affascinato dal suo sapere e dalla sua saggezza, avevo giurato che avrei proseguito il suo operato», dice Enrico, orgoglioso della recente pubblicazione dei tre Manuali Tipografici da lui curati che illustrano i canoni estetici di ottant’anni di attività editoriale.

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