Le tasse sui giochi valgono come una Finanziaria

Le tasse su giochi e scommesse valgono più della Finanziaria. È il dato più interessante e intrigante di un settore che continua a macinare utili, ma che comincia a mostrare qualche crepa nel campo delle scommesse sportive. A fine anno la raccolta dovrebbe superare la quota record di 52 miliardi (+11% rispetto al 2008, pari al 3,5 del pil), portando all’Erario un tesoretto di almeno 9 miliardi che vale più della manovra economica (8,9 mld) messa in atto dal Governo. Bastano questi numeri per sottolineare quanto il comparto incida nei conti dello Stato e, prima ancora, nella società civile. L’ultimo studio del Censis evidenzia come gli italiani, di fronte alla crisi, abbiano dato vita a un modello adattativo-ricreativo per ridurre la portata della recessione. Nei processi più significativi di trasformazione, occupa un posto di rilievo proprio il settore dei giochi che coinvolge circa 30 milioni di persone di ogni ceto sociale. Cambiano però i gusti. Lo testimonia la formidabile l’ascesa degli skill games e in particolare del poker che hanno acquisito la leadership della raccolta online e ridimensionato la quota delle scommesse sportive, passate in un anno dal 72 al 37 per cento.
Un regresso sostanziale. Per il secondo mese consecutivo le scommesse sportive hanno perso terreno, mai accaduto dall’estate del 1998 ad oggi. La caduta, contenuta a ottobre in un veniale 3,7%, è precipitata a novembre con un movimento di 376 milioni rispetto ai 475 dello stesso mese del 2008. In percentuale fa –20,8%: un dato allarmante. I concessionari, impegnati su più fronti, troppi a mio parere, faticano a capire se il fenomeno è solo contingente oppure legato a situazioni strutturali. Può darsi che l’offerta non soddisfi le esigenze dei clienti/utenti e si basi su un format logorato dal tempo. Ma è più probabile che il mercato alternativo, portato avanti da provider senza concessioni, fuori quindi dalle regole di Aams, condizioni la raccolta ufficiale.
A questo riguardo la Quarta Sezione del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Aams contro una sentenza del Tar Lazio che lo scorso 14 ottobre aveva sollevato i concessionari da ogni responsabilità in merito all'attività illecita dei punti di commercializzazione. Nell'ordinanza si legge che i Monopoli di Stato possono legittimamente procedere al distacco dei concessionari i cui punti di commercializzazione violano la legge. Ma si tratta di un’ordinanza in antitesi a un’altra emessa nel luglio 2009 sempre dal Consiglio di Stato.

«Adesso chiederemo al Tar di entrare nel merito - fanno sapere i legali dei concessionari coinvolti nella vicenda – perché il Consiglio di Stato ha emesso due ordinanze opposte su vicende del tutto simili. È quindi necessario entrare nel merito per arrivare a una sentenza che valuti in maniera approfondita e non sommaria i documenti e le prove».

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