La tensione è alle stelle. O almeno così appare dalle dichiarazioni pubbliche rilasciate dai protagonisti e dai tanti retroscena pubblicati. Voci di crisi di governo, muro contro muro sulla Tav, distanze tra Lega e M5S. Oggi Di Maio torna a riptere, come fatto ieri, che è da "irresponsabili" mettere a rischio il governo sull'alta velocità, definita questione "marginale". E poi si dice "interdetto" dalla Lega "che mette in discussione" l'esecutivo.
"Nella fase di contrattazione del programma di governo - ricorda Di Maio - ci siamo impegnati a inserire una dicitura in cui ci si impegna a ridiscutere il progetto "ma mettere la linea Altà Velocità Torino-Lione nel contratto non è stata una volontà ideologica. Non siamo contro l'Alta velocità e le infrastrutture italiane, perciò abbiamo commissionato una analisi costi-benefici. Un'analisi che ha confermato che c'è un fondamento scientifico: questa opera non è produttiva per il Paese". Per il M5S i soldi degli italiani devono essere spesi per "cose utili", non per la Tav.
La pensa diversamente il collega Salvini. "Io sono per fare e non per disfare - dice il ministro dell'Interno - C’è tempo, il venerdì è lungo, quindi ci sentiamo stanotte per chi vuole avere la mia sensazione sulla sensibilità del presidente del Consiglio, sulla Tav, sul Terzo Valico, sulla Tap, sul metano, sull’eolico e su tutto quello che può interessarvi". Non è un caso che sempre oggi abbia evocato la crisi di governo: "Siamo nelle mani di Dio", dice il leghista.
Al centro del dibattito c'è la questione dei bandi. Entro lunedì dovrebbero essere avviati, altrimenti si rischiano ricorsi e penali. Il M5S vuole rimandarli a data da destinarsi, magari quando verrà rivista l'opera. Per la Lega è folle impedirne l'avvio. "Non si può fare l'arbitro a partita conclusa - dice Di Maio - L'analisi costi-benefici è stata complessa, non si può dire ora che non convince."Siamo consapevoli che ci sono degli impegni, delle leggi ma non si possono vincolare soldi degli italiani ad una opera che si deve ridiscutere. Se stiamo parlando dei soldi degli italiani prima vai a ridiscutere l'opera e poi decidi cosa vai a farne dei soldi".
La distanza tra le parti è siderale. Come colmarla? Forse se ne riparlerà lunedì, a mente più fredda. Sempre che un terremoto nel fine settimana non faccia crollare tutto. Il leader della Lega ha infatti fatto capire che non intende parlarne fino a lunedì, ma il grillino non ci sta: "Non si può dire ci vediamo lunedì, questo è un fine settimana di lavoro in cui si devono portare a casa gli obiettivi nel contratto di governo". Di Maio può contare sul sostegno del premier: "Se due persone, io e il premier Conte, sono per una tesi, un altro non può decidere in maniera autonoma", punge Di Maio riferendosi a Salvini.
I grillini avrebbero anche "avvertito" Salvini: se si fa la Tav, tu finisci a processo per il caso Diciotti. Di Maio esclude il "mercimonio", ma ci tiene a far sareper "agli elettori della Lega" che non farà passi indietro.
"Cosa poteva accadere se avessi messo in discussione la legittima difesa che non ho fatto e non farò, o il decreto sicurezza e altri provvedimenti che allora quando abbiamo scritto questo bellissimo atto di governo sono entrati in quota Lega? Vi sareste arrabbiati ed è per questo che c'è un certo disappunto nel Movimento, perchè ci siamo battuti per mettere nel contratto questo".Quindi la questione è una: "Se non si vuole ridiscutere l'opera significa che c'è un problema nel contratto di governo". E se c'è un problema nel contratto, allora l'esecutivo è a rischio.
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