Google cambia idea: non traccerà più gli utenti singoli a scopo pubblicitario

Google annuncia lo stop alla profilazione del singolo utente a scopo pubblicitario, per proteggere la sua privacy. Ma qualche dato verrà comunque raccolto, in forma cumulativa, per gli inserzionisti

Google cambia idea: non traccerà più gli utenti singoli a scopo pubblicitario

Google non consentirà più di profilare gli utenti dei suoi servizi a livello individuale per scopi pubblicitari. L’annuncio del gigante tech segue quello di inizio 2020, quando aveva comunicato di voler smettere di usare i cookie di terze parti - sistemi di tracciamento online che più o meno consapevolmente accettiamo quando finiamo su un sito - su Chrome. Dietro queste mosse, c’è la scelta di andare incontro alla crescente richiesta di privacy da parte delle persone che navigano sul web. La sensazione di non avere il totale controllo sulle proprie informazioni sta infatti sgretolando la fiducia verso le aziende tecnologiche.

Ma cosa impatterà questa decisione sugli utenti? Chi userà i servizi Google, a cominciare dal suo browser, dovrebbe vedere annunci pubblicitari meno tarati sui propri interessi. Questo perché non sarà più permesso lo sfruttamento di quei cookie che memorizzano l’attività dell’utente, compresa quella salvata nella cronologia delle pagine visualizzate. Queste informazioni, di norma, finiscono nelle mani di aziende terze - gli inserzionisti pubblicitari - che li utilizzano per creare un profilo e far comparire sui siti visitati pubblicità iperpersonalizzate. E per questo più redditizie per chi offre quegli spazi. Questo sistema è diventato talmente affinato, che ha aumentato la diffidenza delle persone.

Google, così come Facebook, Amazon e molte altre società del settore, ha guadagnato miliardi di euro in questi anni grazie a questa pratica. Ora l’azienda di Mountain View prova a cambiare rotta con un nuovo meccanismo: si chiamerà Privacy Sandbox e sarà un filtro più severo del flusso di dati che da Chrome va a finire agli inserzionisti.

Da una parte, dovrebbe fermare la trasmissione delle informazioni relative alle ricerche e mantenere sui dispositivi usati la maggior parte dei dati personali. Dall’altra, tutte queste informazioni dovrebbero andare a formare un profilo utente. Questo identikit non sarà condiviso con nessun soggetto esterno, ma verrà inserito in grandi gruppi generici di profili che presentano caratteristiche simili. L’obiettivo è anonimizzare maggiormente il singolo utilizzatore, confondendolo in una massa omogenea di profili e rendendo più difficile la sua identificazione.

Sarà su questi insiemi di informazioni che si dovranno basare gli inserzionisti per i loro annunci. Non significa dunque che Google smetterà di tracciarci, ma che lo farà in modo diverso. Per capire se questo tentativo di compromesso tra profitto e privacy sarà realmente meno invasivo, bisognerà attendere la sua implementazione. I primi test sono previsti per questa primavera.

“Questo – spiega il gigante tech - punta a un futuro in cui non ci sarà la necessità di sacrificare la pubblicità rilevante e la monetizzazione allo scopo di offrire un’esperienza privata e sicura”.

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