Ora il cibo non si mangia più, si fotografa. Siamo ossessionati dal foodporn

Con la forte diffusione di Instagram si è sviluppato anche in Italia il foodporn, la pratica di fotografare e condividere sui social le immagini dei piatti che mangiamo

Ora il cibo non si mangia più, si fotografa. Siamo ossessionati dal foodporn

Nell'era di internet tutto è diventato più social, le nostre giornate, le nostre abitudine e anche il cibo che mangiamo: ecco che proprio così è nato il foodporn.

La pratica, agli inizi, non era molto diffusa in Italia. Il primato spetta agli Usa, ma da qualche anno, in particolare con la crescente diffusione di Instagram, anche noi ci siamo adattati al foodporn: non vediamo l'ora di fotografare e condividere sui social le immagini dei nostri piatti per ricevere un mare di like. Questa ossessione di immortalare tutto ciò che ci circonda ha invaso anche la tavola e gli effetti molte volte sono devastanti. Sì, perché spesso siamo più concentrati a fotografare il nostro piatto che a gustarlo.

Quante volte capita di essere al ristorante, ordinare, aspettare impazienti l'arrivo del nostro piatto e...tac, quando arriva fare subito una bella fotografia da mostrare agli amici? Prima non era così. Prima non si vedeva l'ora che arrivasse il piatto per poterlo divorare. Stando ai dati TradeLab, come scrive Repubblica, quando si va al ristorante, un intervistato su quattro pubblica immagini o video della propria esperienza nel locale.

Per avere idea delle dimensioni del fenomeno, è sufficiente fare una ricerca su Instagram perché proprio questo social è stato scelto come meta preferita del foodporn. Se cerchiamo la parola chiave #foodporn vengono fuori 70,3 milioni di risultati. Una vera mania viene da dire.

Tra le altre cose, molti chef sono contrari a questo fenomeno perché lamentano che i loro piatti hanno dei tempi ben precisi che questa pratica distrugge. "Spesso - dice lo chef Tomei - il nostro cibo è fatto per essere mangiato in pochi minuti. Con il foodporn si perde tempo e i nostri piatti perdono quella particolarità che li caratterizza".

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