Teheran dà la caccia ai barbieri. "Basta acconciature immorali"

La polizia religiosa lancia una nuova campagna contro il vizio. Troppi giovani con tagli di capelli "satanici" e tatuaggi. Le autorità hanno già sospeso decine di licenze

Teheran dà la caccia ai barbieri. "Basta acconciature immorali"

La battaglia per la fede comincia dalla poltrona del barbiere. Gli acconciatori e i tagliacapelli iraniani lo sanno bene. Da qualche settimana i «monkerat», le pattuglie specializzate nella lotta al vizio, li tengono nel mirino. Forbici e rasoi sono i nuovi strumenti dell’immoralità, gli arnesi del demonio colpevoli di aver disegnato chiome e zazzere in stile occidentale. Ogni «figaro» lo sa bene, soprattutto se annovera tra la propria clientela schiere di giovani poco disposti a inneggiare al presidente Mahmoud Ahmadinejad.

Sono i giovani con troppi grilli per la testa. Per loro i barbieri «corrotti» hanno sempre pronto un catalogo scaricato da internet. Lì c’è tutto quello che un «pervertito» in erba può sognare di farsi crescere in testa. Chiome a cresta di gallo, zazzere colorate, sofisticate sculture scolpite a rasoiate e ravvivate a tinte vivaci. Tutto quel che turba la decenza e l’ordine dei viali di Teheran. La nuova parola d’ordine, dunque, è chiudere i saloni dell’immoralità.
«In sue settimane abbiamo già sospeso la licenza a 13 saloni d’acconciature maschili colpevoli di non aver rispettato le direttive», ha annunciato il comandante della polizia Mohammed Alì Najafi. Le direttive, diffuse dal sindacato barbieri, mettono all’indice i tagli all’occidentale, la brillantina, le pomate, lo sfoltimento delle sopracciglia e qualsiasi altro trattamento estetico capace di turbare il ruvido decoro islamico fatto di barbetta e sfumature alte. A spiegare ai cittadini la nuova campagna di moralizzazione ci pensano i reporter della televisione di Stato. Spetta a loro infiltrarsi nei centri di ritrovo giovanile, documentare la devianza, spiegare le connessioni tra le nuove acconciature e i tentativi occidentali di sovvertire la Repubblica Islamica.

In un reportage un zelante giornalista si mescola ai giovani frequentatori di un centro commerciale, racconta di star realizzando un servizio sui tagli alla moda, inquadra un ciondolo appeso al collo di un ragazzo. «Questo – spiega l’ingenuo - è il simbolo degli adoratori di Satana». Un secondo gli mostra una maglietta piena di scritte in inglese. Un altro esibisce un tatuaggio. «L’ho fatto con la lama di un rasoio... è il nome di un cantante americano». Infine il barbiere del centro commerciale spiega candidamente quel che sa. «Alcuni di questi ragazzi mi chiedono di tingergli i capelli. Molti amano la musica heavy metal, alcuni dicono di adorare Satana». Il giornalista tira le sue prime conclusioni. «Alcuni di questi ragazzi sono satanisti, praticano una religione sviluppatasi nel 19º secolo in Inghilterra e appoggiata dagli ebrei e dai capitalisti americani».

Mentre sullo schermo riecheggiano ritmi e immagini di complessi heavy metal, lui tempesta di domande altri ingenui passanti. Uno ha una cresta da cedrone alta venti centimetri, dalla fronte alla nuca. «Il mio taglio si chiama fascista, ma non so spiegarti perché - risponde al curioso giornalista - che ragioni dovrei avere per essermelo fatto, non lo so neanch’io, non so perché l’ho scelto, mi piaceva e basta». Un altro ragazzo mostra un bracciale con uno strano simbolo. Neanche lui sa dire perché lo porti. «L’ho visto sulla tv via satellite, è il simbolo di un artista rap, ma non ho idea di che cosa significhi». L’inviato, invece, lo sa bene e lo spiega agli spettatori. «Rap e heavy metal sono gli stili musicali in cui vengono usate le espressioni più indecenti, fanno di tutto per incoraggiare gli ascoltatori alla violenza, alla paura, alla mancanza di disciplina, all’insofferenza e alla paranoia». La telecamera cattura, intanto, due ragazzotti dai modi effeminati. «Gli uomini si comportino da donne e le donne da uomini», bisbiglia uno. «Guarda com’è carino, guardalo com’è bello», strilla l’altro. Musica per le orecchie del giornalista che - all’inquadratura successiva - già sentenzia.

«Un tipo di abbigliamento e acconciatura assai diffuso è quello degli omosessuali, ma molti di questi sfortunati ragazzi manco sanno di essersi agghindati da omosessuali». Quanto basta, insomma, per sprangare i barbieri corrotti e gli altri covi del vizio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica