«Abbiamo invitato il ministro degli Esteri, ma credo che lui abbia perso un'opportunità». È laconico il commento del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, dopo «l'ultimatum» lanciato all'Iran nella mattinata di ieri. «Dicano entro la giornata se intendono accettare l'invito ai lavori ministeriali del G8 di Trieste», aveva chiesto il titolare della Farnesina. Una risposta che non è arrivata e che per Frattini equivale «a un implicito rifiuto». «L'Italia condanna con fermezza le violenze contro manifestanti pacifici. E dopo l'annuncio del Consiglio dei Guardiani, riterremmo giusta anche una riconta dei voti», ha detto il ministro, aggiungendo che «non c'è nessun complotto, nessun paese occidentale ha mai avuto in mente un complotto, vogliamo trasparenza e verità». Se poi l'Iran dopo i giornalisti stranieri decidesse di allontanare anche gli ambasciatori occidentali, «per il dialogo sarebbe un segno pessimo», ha concluso Frattini.
Una posizione in linea con quella della presidenza ceca dell'Unione Europea, che ha convocato l'incaricato d'affari iraniano (dopo che nei giorni scorsi lo avevano già fatto Francia, Germania e Gran Bretagna) per «respingere categoricamente» qualsiasi interferenza negli affari interni di Teheran, sottolineando come l'Ue abbia il diritto di sapere se un processo elettorale in qualsiasi Paese sia «trasparente e democratico». La mossa è arrivata dopo che laltro ieri il ministero degli Esteri iraniano aveva convocato i rappresentati dei paesi membri dell'Unione per protestare contro le presunte «ingerenze». E se «alle nostre ambasciate non è arrivata alcuna richiesta di aiuto medico o di altro tipo da parte dei manifestanti», come ha detto l'Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Javier Solana, la tensione diplomatica resta alta, al punto che la Gran Bretagna ha deciso il rimpatrio delle famiglie del personale diplomatico in Iran, in seguito al protrarsi delle violenze.
Alla decisione fa eco l'appello della Farnesina, che ha invitato, tramite un comunicato sul sito dell'Unità di crisi, a rinviare tutti i viaggi non necessari nello stato mediorientale in seguito ai disordini degli ultimi giorni. Lavviso, simile a quello diramato dal ministero degli Esteri tedesco, mette in guardia sulla «situazione di incertezza a Teheran e nelle altre città del Paese» a seguito dei disordini scoppiati dopo le elezioni del 12 giugno.
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