«Temo per Ratzinger in Turchia A noi Benedetto XVI non piace»

Parla l’autore di «Attentato al Papa», best seller alla vigilia dell’arrivo del Pontefice

Marta Ottaviani

Ha scritto un libro dal titolo drammatico: «Papa'ya Suikast», attentato al Papa. E un sottotitolo inquietante: Chi ucciderà Benedetto XVI a Istanbul. Yücel Kaya, da autore di gialli e romanzi fantasy, è balzato improvvisamente agli onori delle cronache e in vetta alle vendita. Parla di un giornalista, Oriano Ciroella, legato all'Opus Dei, che si trasformerà nel killer di Benedetto XVI. Alle sue spalle un oscuro cardinale, membro della P2, che vuole uccidere il Pontefice per prenderne il suo posto. Dall'altra parte, invece, opera il Mit, il servizio segreto turco, storicamente legato agli ambienti della destra islamica, che vede nella visita del Papa in Turchia una pericolosa opportunità per l'unione delle chiese Cattolica e Ortodossa. Il Giornale, che per primo in Italia ha dato notizia del libro, ha intervistato lo scrittore, a poco più di un mese dalla visita del Pontefice in Turchia, per cercare di capire quale sia il limite fra finzione e realtà e se per lo scrittore turco il Papa sia in pericolo come nel suo romanzo.
Signor Kaya il suo libro «Papa'ya Suikast», sta facendo parlare tutta Italia. Si aspettava una simile attenzione?
«Non me lo sarei mai aspettato. Il mio libro era già uscito in gennaio, ottenendo un successo che potremmo definire medio. Poi, nell'agosto scorso, un prete cattolico ne ha parlato con un giornalista francese e il caso ha cominciato a montare. Subito dopo i francesi ne hanno parlato i quotidiani italiani. Nel giro di due settimane parlavano tutti del mio romanzo e molti giornalisti mi hanno chiesto interviste. Ero veramente sorpreso».
Mi sembra esagerato. Dopo tutto lei ha scritto un libro dall'argomento esplosivo. Ma come le è venuto in mente un romanzo in cui immagina un attentato al Papa?
«Non è poi così straordinario. Nel 1981 ho seguito con grandissimo interesse l'attentato a Papa Giovanni Paolo II per mano di Ali Agca. In Turchia sono sorte molte leggende e molte dicerie su chi potesse aver armato la mano di Agca. Ho pensato di scrivere un romanzo trasportando quella vicenda ai giorni nostri a aggiornando gli interpreti. Che nella realtà, chiaramente, non hanno nulla a che fare fra di loro».
Non ha pensato che fosse inopportuno scrivere un libro del genere proprio adesso che il Papa sta per arrivare in Turchia?
«Come ho già detto il mio libro è uscito a gennaio. Prima che la stampa ne parlasse e quando Benedetto XVI non aveva ancora accettato l'invito delle autorità turche. Quando lo ha fatto il romanzo era già in libreria».
Oggi è stato condannato l'assassino di don Andrea Santoro, ucciso per mano di un fanatico. Non ha paura che un romanzo come il suo possa fomentare gli animi?
«Una cosa sono le finzioni letterarie e un'altra le azioni nella vita reale. Un uomo non può decidere di ammazzare qualcuno dopo aver letto un libro. E poi in quei giorni la sicurezza del Pontefice sarà la prima preoccupazione dello Stato turco. La mia paura è un'altra».
Quale?
«Che altri soggetti possano attentare alla vita del Papa, facendo poi ricadere la colpa sulla Turchia».
Un'ipotesi degna di un romanzo fantasy. Ma lei crede che potrebbe realmente succedere qualcosa al Pontefice?
«Non lo so, ma non mi sento così sicuro che andrà tutto liscio. Perché le cose che possono capitare sono veramente tante, anche senza pensare per forza a una tragedia».
In Turchia abbiamo sentito pareri contrastanti sulla visita del Papa, spesso non proprio positivi. Non crede che invece possa essere un'occasione per cristiani e musulmani per ravvivare il dialogo interreligioso?
«Le rispondo con grande franchezza, ma anche con grande rispetto. Ai turchi Papa Ratzinger non piace. E non per gli avvenimenti del mese scorso. Ricordiamo i giudizi espressi sulla Turchia quando era cardinale. Abbiamo amato molto Papa Roncalli e Giovanni Paolo II. Forse non lo sapete, ma in molte città turche c'è una strada intitolata a Papa Giovanni XXIII».
Lei è favorevole all'ingresso della Turchia nell’Unione Europea?
«Ho delle riserve. Ma non nego che per il mio Paese sarebbe un'opportunità molto importante».


Che riserve ha?
«A volte ho l'impressione che ci guardino in maniera diversa perché saremo l'unico Stato musulmano».
Crede che la Turchia sia pronta per entrare in Europa?
«Preferisco non rispondere a questa domanda. Non condivido alcuni standard che l'Europa ha richiesto al mio Paese».

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