La tentazione Real arriva a 80 milioni

nostro inviato a Madrid

L’ossessione Kakà, la tentazione Real. Di questo si tratta, se vogliamo ridefinire i confini del caso di calcio-mercato destinato a riempire le nostre cronache per molti mesi, forse per i prossimi anni. L’ossessione Kakà è quella patita da Ramon Calderon, il presidente del Real, eletto da un anno al sacro soglio del club madridista in forza di una promessa elettorale: «Vi porterò Kakà». Glielo fecero credere un paio di collaboratori, Pedrag Mijatovic, il ds, e Franco Baldini, il consulente, arrivato sulla scia di Capello a Madrid. Il primo assalto è andato a vuoto, tra accuse (il «banditi» di Galliani riferito ai dirigenti spagnoli scoperti in ritiro col Brasile l’anno scorso per parlare col giocatore), finte riappacificazioni e denunce alla Fifa finite nel nulla. Il secondo è di questi giorni, inizio della settimana, viaggio a Milano con incontro e cena sul lago di Varese tra la coppia madridista Mijatovic-Baldini e l’ingegner Bosco Leite, papà-manager di Kakà, scortato da tale Paolillo, uno con l’aspirazione dell’agente internazionale che fa da copertura alle golose aspirazioni di Kakà senior e si prepara a intascare una ricca percentuale.
«Siamo stati invitati a Varese, abbiamo aderito volentieri, nessuna cifra è stata fatta, anzi abbiamo suggerito di avvertire il Milan dell’incontro» la frase di Franco Baldini che, per i suoi precedenti polemici ai tempi della Roma, venne indicato da Galliani come il nemico pubblico numero uno del Milan nella vicenda Kakà e nella trattiva Ronaldo. Non è così. Il Real ha l’ossessione di Kakà, come documenta la prima pagina di ieri di «Marca», quotidiano sportivo vicino al club dei merengues, dove troneggia una foto enorme del brasiliano dopo il trionfo di Atene, più piccola quella di Capello e il titolo didascalico «La Liga viene con regalo». Il regalo, naturalmente, è lui, Riccardo Leite detto Kakà, 25 anni, sposato, sotto contratto col Milan (5,5 milioni netti l’anno) fino al 2011, candidato numero uno al Pallone d’oro, capocannoniere della Champions. L’ossessione di Calderon, arrivato a dire: «Non voglio che sulla mia lapide si scriva la frase: l’uomo che promise di portare Kakà al Madrid e non ci riuscì».
Le cifre, ed è l’unica verità nascosta da Baldini, sono diventate di dominio pubblico: 80 milioni di euro per il cartellino, record mondiale dopo i 120 miliardi versati alla Juve per Zidane, e al giocatore un contratto di 12 milioni di euro netti l’anno, poco più del doppio rispetto all’attuale appannaggio chè i proventi pubblicitari sono tutti incassati da Kakà (attuale uomo-immagine di Armani). Il Milan ha incassato il colpo basso con apparente fair-play e ha opposto lo scontato rifiuto all’operazione. È più facile che Silvio Berlusconi corra in soccorso del governo Prodi piuttosto che immaginare un via libera all’operazione. E Galliani ha da tempo promesso ai figli: «Mai firmerò un contratto di vendita col nome di Kakà».


Questo significa tre cose: che chi lavora, sodo, al trasferimento di Kakà al Real è la famiglia di Kakà, con l’aiuto di Paolillo, sistemato da Braida nel Lecco calcio, che il Milan ne è consapevole anche se fa buon viso a cattivo e doppio gioco, che nel prossimo anno sarà definito il ritocco sostanzioso del contratto per cancellare dalla testa del campione ogni tentazione e che infine l’assegnazione del Pallone d’oro 2007 può risultare un ulteriore contributo alla causa. Berlusconi e Galliani hanno rallentato la presa nei confronti di Ronaldinho. Il tesoro ce l’hanno in casa, vale 10 volte la cifra sborsata quattro anni prima (7,5 milioni ) e non intendono trasferirlo a Madrid.

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