nostro inviato
a Trecate (Novara)
Una sbarra d'acciaio spessa mezza metro, e dietro, la carcassa fumante di un pullman trascinato al capolinea dell'assurdità. Finisce qui, davanti a una strada senza uscita, in un avvallamento di San Martino di Trecate, a ridosso del ponte sul Ticino, l'avventura, che via d'uscita non poteva avere, di tre banditi albanesi disperati quel tanto che bastava per poter fare una strage. Passeggeri con l'insolito bagaglio a mano di tre taniche di benzina, che ieri, nel primo pomeriggio, ad Alessandria sono saliti a bordo del bus di linea diretto ad Acqui Terme con l'idea, secondo il capo della Divisione distrettuale antimafia del Piemonte, Maurizio Laudi di sequestrare il pullman e chiedere poi un riscatto. Un pomeriggio di un giorno da cani per dirla con Sidney Lumet. Un incubo per donne, uomini, giovani e bambini. Inermi viaggiatori divenuti ostaggi e poi sparpagliati lungo un itinerario della follia. Conclusosi con l'incendio, appiccato all'autobus dai tre albanesi, forse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, che, vistisi perduti e accerchiati dai carabinieri, hanno tentato, per qualche centinaio di metri, di farsi scudo con gli ultimi quattro passeggeri rimasti a bordo, cercando di far perdere le proprie tracce nei boschi del parco del Ticino.
Una fuga impossibile, degna evoluzione di un'impresa impossibile e decisamente insolita nella letteratura criminale. Uno dei malviventi, Ali Muka 27 anni, che pur ferito, inutilmente, ha tentato di confondersi tra i passeggeri è stato subito fermato dai carabinieri di Novara e il secondo, Albrahimi Armand 19 anni, è stato intercettato un paio d'ore più tardi. Mentre il terzo, probabilmente il capo, armato e più pericoloso è ancora braccato, mentre scriviamo queste righe.
La ricostruzione. Al momento della partenza sul bus c'erano cinque donne, una decina di giovani e, caso vuole, anche due giovani agenti della scuola polizia di Alessandria. Una presenza che, come vedremo, ha fatto deragliare i piani dei malviventi. Saliti a bordo, i tre albanesi, che si erano seduti in fondo al pullman, sono entrati in azione alle 15 all'altezza di Cassine, quando una buona parte dei passeggeri era già scesa. Uno dei malviventi si è avvicinato all'autista, Andrea Patrone, puntandogli la pistola gli ha intimato di invertire la marcia. L'autista non ha obbedito e lui ha sparato un colpo in aria per intimidirlo. È stato questo punto che i due agenti sono intervenuti, uno dei due Roberto Curelli, nella colluttazione è stato colpito al braccio da una coltellata mentre l'altro è stato colpito da un pugno al volto che gli ha procurato la frattura del setto nasale. Spiazzati dall'imprevisto i banditi hanno fatto scendere alcuni passeggeri. Tornati in libertà gli ostaggi hanno subito dato l'allarme mentre gli altri rimasti a bordo hanno vissuto il seguito del loro incubo minacciati dai banditi e immobilizzati con dei cerotti.
«Sembravano come impazziti - racconterà poi uno dei passeggerei convocati nella stazione carabinieri di Trecate -, forse volevano rapinarci ma hanno perso la testa quando hanno capito che, con i poliziotti a bordo non avrebbero potuto cavarsela». L'autobus dirottato si è quindi immesso nell'autostrada Voltri- Sempione al casello di Alessandria Sud e, nell'area di servizio «Gravellona», cinque delle donne a bordo sono state fatte scendere. È in quest'area di servizio, anche se questo è un altro dei particolari da chiarire, che i tre albanesi avrebbero riempito di benzina le loro taniche, e una volta risaliti a bordo avrebbero sparso parte del carburante sul bus. Lasciata l'autostrada al casello di Vercelli Est, l'autobus e si è immesso sulla statale 11, in direzione di Novara. Ma a San Martino di Trecate, dopo qualche chilometro, una pattuglia dei carabinieri lo ha intercettato.
A bordo erano rimasti oltre ai tre dirottatori, l'autista, il poliziotto ferito e quattro passeggeri fra cui due donne. La banda ha obbligato l'autista a forzare il blocco. I carabinieri hanno aperto il fuoco colpendo uno dei banditi al braccio. Il pullman ha fatto ancora qualche centinaio di metri ma si è arenato nell'avvallamento davanti alla sbarra d'acciaio di un viottolo di servizio delle ferrovie.
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