Pare che inizialmente nemmeno i carabinieri della squadra giudiziaria della Procura di Milano, coordinati dal pm Massimiliano Carducci, credessero ai loro occhi. Trovare ricchezze in beni e denaro (tra i quali una villa con piscina immersa nel verde a Dairago, valore un milione di euro) per un totale di oltre due milioni di euro tra le proprietà illegali di quattro italiani di etnia rom (già arrestati, insieme ad altri 21 rom, lo scorso giugno nel primo spezzone dell’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine) e residenti uno dei campi nomadi cosiddetti «regolari», quello di via Chiesa Rossa, perché riconosciuto come tale dal Comune, può creare un certo, comprensibile imbarazzo. Ciò non ha impedito, comunque, di etichettare subito il malloppo come tesoretto, perché questo è quello che è. Primo fra tutti il vicesindaco Riccardo De Corato che ieri ha dichiarato: «Molti rom faticano a rispettare la legge e preferiscono vivere di illeciti, come dimostra il tesoretto sequestrato ai quattro rom di via Chiesa Rossa. Del resto, essendo italiani, i denunciati non possono essere espulsi come gli extracomunitari o allontanati come i rom romeni».
Purtroppo è proprio così che funziona. Ma veniamo al tesoretto. Tutti i beni rinvenuti sono intestati ai familiari dei quattro italiani-rom che sono: Giuseppe Deragna, 50 anni, il figlio Moris, 28 anni, Fabio Braidich, 37 anni, e Gianni Bertuccini, 24 anni. Tra le ricchezze sequestrate (ci sono voluti 2 giorni ai carabinieri per catalogarle tutte, giovedì e ieri mattina), moltissimi gioielli (anelli anche con brillanti e pietre preziose, una quarantina tra collier e bracciali d’oro massiccio) e, in particolare, orologi preziosi (moltissimi i Rolex d’oro), tutti ritrovati in una cassetta di sicurezza.
I militari sono riusciti anche a mettere i sigilli a un appartamento di 130 metri quadrati con anche un box individuato a Cormano e del valore stimato attorno ai 400mila euro. Inoltre sono stati sequestrati un Porsche Cayenne e una trentina di conti correnti tra banche e uffici postali.
Il prossimo 24 giugno, sempre davanti alla sezione autonoma misure di prevenzione, è fissata l’udienza per discutere la confisca definitiva del tesoretto.
I 25 erano stati arrestati nel giugno scorso mentre, in giacca e cravatta, adescavano le vittime nei centri commerciali proponendo televisori al plasma, computer ed elettrodomestici a prezzi fuori mercato.
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