Test del dna anti-deiezioni: quasi 50 multe e più igiene

Test del dna anti-deiezioni: quasi 50 multe e più igiene

Una banca dati con il DNA dei cani residenti, usata per «tracciare» i proprietari incivili che abbandonano deiezioni degli stessi in strade e parchi cittadini, dove giocano i bambini e passeggiano gli anziani. Sembra l'iniziativa futuribile di qualche startup a stelle e strisce utilizzata in un residence da favola, e lo è, ha fatto notizia PooPrints che ha «coperto» oltre 3mila appartamenti privati tra Canada e Stati Uniti. Ma l'analisi del Dna è obbligatoria a livello comunale dall'anno scorso per tutti i proprietari residenti a Malnate, una cittadina di 17mila abitanti (e duemila cani) alle porte di Varese. «L'igiene urbana era una delle istanze che ci siamo trovati ad affrontare e girando in rete abbiamo scoperto una sperimentazione del comune di Portici spiega l'assessore all'ambiente Giuseppe Riggi poi sospesa per una questione di costi. Dal punto di vista giuridico abbiamo inquadrato la deiezione abbandonata come abbandono di rifiuto».

Il prelievo del Dna è gratuito e non invasivo, tramite saliva. A questo pensano i due veterinari di Malnate. Il 90 per cento dei proprietari ha aderito spontaneamente, mentre gli inadempienti sono stati sollecitati dalla polizia urbana. La fase operativa è partita a maggio scorso e i «prelievi» delle deiezioni abbandonate vengono effettuati da personale volontario.

Multe? «In sei mesi ci sono state 48 sanzioni da 35 euro per cento deiezioni rilevate. Ma è importante l'effetto di deterrenza: da quando il cittadino sa di essere rintracciabile la situazione è molto migliorata».

Ci tiene a precisare l'assessore: «Non siamo contro gli animali, anzi, abbiamo istituito servizi come la distribuzione di sacchettini gratuiti e la formazione da parte delle guardie ecologiche. E molti proprietari ci hanno ringraziato perché ora non vengono guardati male dai concittadini in quanto potenziali imbrattatori».

I costi in futuro potrebbero essere contenuti qualora il prelievo di saliva fosse contestuale all'inserimento del microchip sottopelle, già obbligatorio ad esempio in regione Lombardia.

«Mi hanno chiamato decine di comuni da tutta Italia, il problema sono i costi che noi siamo

riusciti a coprire grazie a uno sponsor, la concessionaria che gestisce l'igiene urbana, senza impiego di denaro pubblico. E da Lucerna mi hanno fatto i complimenti: per una volta - hanno detto - siete arrivati prima di noi!».

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