Theo Georghiu, a 14 anni è pianista e «divo» del cinema

Nato in svizzera frequenta un collegio musicale a Londra, si cimenta con Ravel e Bach. C’è già un film su di lui

Tutto merito di un pianoforte della metà dell’Ottocento. Come una calamita, attraeva inesorabilmente l’attenzione di un bimbetto di poco più di tre anni, che di continuo ne apriva il coperchio e ne schiacciava i tasti. Ma non come avrebbe fatto qualunque pupo di quell’età, pestando felice a caso e cavandone suoni scomposti. Lui sembrava quasi accarezzarlo e pigiava ogni singolo tasto come se volesse conoscerne la voce. Quel bimbo ora ha quattordici anni ed è un vero enfant prodige. Si chiama Teo Gheorghiu, e a dispetto del nome è svizzero. Il 16 aprile suonerà al teatro Dal Verme per la quarta edizione di «Giovane Europa in Musica» (in collaborazione con il Centro Culturale Svizzero, biglietti presso la Società del Quartetto).
Il programma parla da sé: J.S. Bach, Fantasia cromatica e fuga in re minore Bwv 903; Beethoven, Sonata n. 21 op. 53 «Waldstein»; Chopin, Barcarola in fa diesis maggiore op.60; Ravel, Gaspard de la nuit. Insomma, cose da concertisti navigati. Ma se gli chiedi il perché di una scelta così impegnativa - il Gaspard è una delle pagine più impegnative scritte da Ravel, segnata da un virtuosismo da togliere il fiato - ti risponde flemmatico: «Perché mi piacciono. Sono lunghi il giusto e insieme formano un buon programma». La consapevolezza è quella tipica di chi ha il piglio dei grandi interpreti; Teo non fa mistero di amare giganti della tastiera come due famosissimi Vladimir, Ashkenazy e l’immenso Horowitz. Ma è anche quella di chi ha sempre saputo che la propria vita sarebbe stata racchiusa in un pianoforte. A fondarne la certezza, per amor di paradosso, è la totale incertezza della risposta a una semplice domanda: come hai scoperto l’amore per la musica? «Non lo so. Davvero. Forse è sempre stata presente in me, e aspettava un’occasione per mostrarsi, un po’ come un vulcano quando decide di eruttare. La mia occasione è stata quel vecchio pianoforte in casa».
Ci si potrebbe chiedere cosa sarebbe stato senza lo strumento, ma sarebbe uno sterile esercizio intellettuale. Teo vive dedicandosi alla musica e, diversamente da ogni adolescente alle prese con le normali fantasie sul cosa fare da grande, sa che sarà sempre così. Ma per farlo in modo sano, si è scelto una scuola londinese in cui lo studio dello strumento non è un’ossessione. «Frequento la Purcell School of Music, e per me è la scuola ideale - spiega -. Abbiamo anche il tempo di dedicarci ad altro: io amo leggere, fare lunghe passeggiate in bicicletta, giocare a pallone e al computer».
Genio misurato, dunque. Ma sempre genio, vincitore già di due importanti concorsi internazionali (San Marino e il Franz Liszt di Weimar) e con una personalità tale da indurre il regista Fredi M. Murer a volerlo come protagonista per un film.

Il titolo è Vitus (tra gli interpreti, Bruno Ganz) e racconta due storie: quella un pianista prodigio e quella dello splendido rapporto tra la musica e la dimensione dell’infanzia.
Teo Gheorghiu
Dal Verme 16 aprile
biglietti alla Società del Quartetto

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