Il titolo Alitalia precipita in Piazza Affari

Le obbligazioni invece guadagnano il 10%. Air France (2%) non dice se parteciperà all’operazione

Paolo Stefanato

da Milano

Il mercato non apprezza l’aumento di capitale di Alitalia e il titolo affonda: a fine seduta la compagnia ha perso il 10,7% della sua capitalizzazione, con il titolo precipitato a 5,5 euro, a lungo sospeso e per buona parte della seduta «sotto» del 15% e oltre. Alcuni analisti si aspettavano un risultato ancora peggiore e temono nuovi ribassi.
Perché tanto accanimento? Nelle sale operative si raccolgono soprattutto critiche all’operazione, e si ritiene che l’esborso richiesto per non diluirsi (5,2 euro a vecchia azione, ricavato dal rapporto di 13 nuove azioni ogni due possedute a 0,80 euro ciascuna) indurrà la maggior parte degli azionisti e dei gestori a vendere i diritti. Lo stesso prezzo di emissione, ritenuto basso, rispecchia la preoccupazione delle banche del consorzio sul ri-collocamento delle quote che dovranno sottoscrivere. Da lunedì saranno quotati i diritti, e ieri Borsa Italiana ha annunciato che saranno vietati gli ordini senza limite di prezzo. «I diritti crolleranno - è la convizione di Matteo Battaglia di WebSim - perché arriveranno massicci ordini di vendita. Il loro valore, che si ricava dalla differenza tra il valore di Borsa e la richiesta per azione, è di 0,6 euro; ma il loro prezzo dovrebbe scendere drasticamente per riprendersi leggermente gli ultimi giorni, quando le banche del consorzio saranno costrette a comprare». La negoziazione dei diritti si chiuderà il 24 novembre.
Andamento diverso hanno avuto invece ieri le obbligazioni convertibili (recentemente ristrutturate, con scadenza 2010 e tasso 7,5%), che hanno registrato un più 10%, perché l’offerta di 13 nuove azioni ogni 60 obbligazioni le rende più convenienti.
Il consorzio di garanzia è formato da 12 banche; l’elenco è stato aggiornato rispetto alle comunicazioni date alla Consob poiché alla firma, in extremis, si è aggiunta Crédit Suisse. Insieme a Deutsche Bank, che agisce come capofila con un impegno di garanzia pari al 40,4% dell’inoptato (che ammonta a 517 milioni, calcolando sottoscritta soltanto la quota di 489 milioni del Tesoro sui 1.006 dell’aumento), ci sono infatti altri 11 istituti di credito, tra cui Caboto (gruppo Intesa) con il 19,3%, Unicredit Banca Mobiliare (4,8%), Société Générale (4,8%), Morgan Stanley (4,8%), Lehman Brothers International (4,8%), Banca Imi (gruppo San Paolo, 4,8%), Crédit Suisse First Boston (3,9%), Nomura International (3,9%), Calyon (Crédit Agricole, 2,9%), Mcc (Capitalia, 3,9%), Banca Akros (gruppo Popolare di Milano) con l’1,5%. Il Tesoro attualmente è l’unico azionista con una quota superiore al 2%. Air France, che due anni fa scambiò un 2% di capitale con l’Alitalia, non compare nell’elenco della Consob; la spiegazione più volte data dalla compagnia è che la quota è del 2% meno un’azione. Interpellata, ieri, sulla reale consistenza della sua quota e sulla volontà di partecipare all’aumento di capitale, Air France non ha dato risposta.


Contestualmente all’aumento, è stato formalizzato l’ingresso di Fintecna (49%) in Alitalia servizi; Alitalia ha poi ceduto a Fintecna in usufrutto il 2%, stratagemma che permetterà alla compagnia di deconsolidare attività, dipendenti e conti estranei al core business del volo, sul quale convergono gli sforzi di rilancio. Da registrare infine che ieri la società di revisione Deloitte ha certificato i conti semestrali su cui aveva sospeso il giudizio.

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