Torno, 90 milioni in bond finiscono sotto sequestro

MilanoL’e-mail lasciava pochi dubbi. «Ho letto la bozza. Lo stato di crisi finanziaria attraversato dalla società palesa una situazione finanziaria a rischio. E il rischio è reale, anche se ad oggi non è stata presentata alcuna richiesta di fallimento». Il crac arriverà quasi quattro anni dopo. Fine della «Torno global contracting», un colosso dell’ingegneria civile, sancito dal tribunale di Milano il 18 novembre scorso. Ma quell’e-mail, spedita nell’agosto del 2007, racconta che nel gruppo sapevano. A spedirla era stato Enrico Mazzucchelli, amministratore di fatto della società, ora indagato con l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta. Perché, secondo la Procura di Milano, la voragine in cui è caduta la Torno è frutto di operazioni di cartolarizzazione illegali. Soldi che viaggiano fra società, per poi finire nelle tasche dello stesso soggetto economico.
Ieri, i finanzieri del Nulceo di polizia tributaria di Milano hanno sequestrato titoli obbligazionari per oltre 90 milioni di euro che - secondo i pm Luigi Orsi e Stefano Civardi - la Torno avrebbe distratto dai propri bilanci. Soldi che arrivano dalle più diverse stazioni appaltanti: dall’agenzia per i giochi olimpici invernali di Torino, dall’Anas, dai Comuni di Messina e di Termoli, dalla Metropolitana Milanese, dalla Provincia di Bolzano, da Rfi (Rete ferroviaria italiana), dalle società autostradali, dall’Università degli studi di Catanzaro, perfino dal ministero dei Trasporti dell’Ucraina. Perché la Torno era un gigante con commesse in tutto il mondo (tra le tante, la diga di Kariba in Zimbabwe e il parco Eurodisney in Francia).


Ma decine e decine di milioni di euro, per la Procura, sarebbero stati fatti sparire fra il 2007 e il 2010 grazie a sofisticate alchimie finanziarie, appoggiandosi a banche d’affari tra cui JP Morgan. E i creditori? Quelli - scrive il gip Andrea Salemme nel decreto di sequestro - «sono destinati a rimanere a bocca asciutta».

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