Toscanini, una vita degna d’un capolavoro

A cinquant’anni dalla morte, un omaggio al Maestro che fu anche appassionato collezionista di dipinti

«La musica e la pittura sono sorelle e direi, anche sorelle gemelle... la mia stessa bacchetta è un allegorico pennello che rotea nell’aria ed esprime quei colori che l’esecuzione tradurrà in suoni», così scrisse nel 1931 Arturo Toscanini (1867-1957) per manifestare la sua passione per l’arte.
Ad affinare la sua sensibilità di collezionista fuori dagli schemi furono Vittore Grubicy De Dragon e lo scultore Leonardo Bistolfi, entrati nella sua vita come compagni di viaggio in quella che per Toscanini fu una vera e propria malattia, la pittura e la scultura: conosciuti in gallerie d’arte, aste, circoli letterari, i due divennero le sue guide per una vita. L’amicizia intima con Bistolfi fu suggellata nel 1898 dalla partecipazione dello scultore all’Esposizione internazionale torinese, durante la quale Toscanini tenne una serie di concerti. Un evento che servì per rafforzare anche l’amicizia con il mercante e pittore Grubicy De Dragon. Con quest’ultimo nacque un sodalizio del quale ancora oggi sono tangibili i segni: tra i più importanti due dipinti acquistati su suggerimento del pittore dal direttore d’archestra, esposti per la prima volta alla Biblioteca di via Senato nella mostra «Toscanini tra note e colori».
L’esposizione è uno straordinario spaccato di mezzo secolo d’arte italiana, da Signorini a Grubicy, e un ritratto intimo di una delle maggiori figure del panorama musicale del XX secolo. In mostra, documenti, fotografie, disegni, quadri, sculture, spartiti, oggetti personali e un gruppo di una trentina di opere pittoriche appartenute al Maestro. Dal tutto emerge il «Toscanini uomo» con le sue passioni, i suoi amori le sue debolezze, le eccentriche preferenze che in certi casi creano inevitabili contraddizioni. Nelle tre sale della mostra si possono ammirare tra le tante opere, un busto di Toscanini scolpito da Adolfo Wildt nel 1923, un olio su tela che ritrae il Maestro di Grubicy De Dragon del 1911, L’orchestra di Giovanni Boldini del 1908, un acquarello su carta e uno splendido olio su tela di Telemaco Signorini del 1898 dal titolo La toilette del mattino, acquistata alla vendita dell’atelier del pittore fiorentino alla Galleria Pesaro di Milano e che ha ispirato Luchino Visconti per il film Senso del ’54.
Amico anche di Giacomo Grosso, Benvenuto Benvenuti, Arturo Tosi e Adolfo Wildt si può dire che Toscanini fosse il maggiore frequentatore del mercato milanese del primo dopoguerra, una passione lungimirante che diede vita anche a una selezionata raccolta di opere della scuola macchiaiola sviluppatasi tra Otto e Novecento. Non mancano pezzi anche della Scuola divisionista: tra gli altri Pastura in montagna di Sernesi, Ritratto di Luigi Bechi di Boldini e La lettura di Lega. Il vero, la luce, i colori puri stregavano Toscanini come le note musicali.

Molti suoi quadri provengono dalle abitazioni di New York e di Milano.

«Toscanini, fra note e colori», Fondazione Biblioteca di via Senato (via Senato 14) fino al 7 ottobre. Tutti i giorni dalle 10 alle 18; chiuso lunedì. Tel. 02/76215323- 318.

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