La tradizione cristiana come strumento di libertà

Massimo Caprara

Esce ora il libro, nitido e lucido, intitolato Il cammino al vero è un’esperienza di monsignor Luigi Giussani. Preceduto da una prefazione dell’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn e seguito da alcuni saggi su Democrazia, Dialogo, Cultura, esso comprende tre scritti che ebbero l’imprimatur nel 1959, 1960, 1964, quindi ai primi passi di «Gioventù studentesca», poi «Comunione e liberazione». Esso è innanzi tutto uno strumento di libertà e come tale lo interpretiamo, ponendolo a confronto con alcuni saggi di liberalismo laico classico. Esso non è solo un felice impegno iniziale, ma è un vissuto di azione continua.
Nasce da qui il rapporto educativo (genitore, maestro, direttore spirituale, amici) che non deve limitarsi ad uno scambio di idee o di parole. «Esse rimangono astratte fino a quando uno non le vive, non le sente parte di sé. Le idee, sia pur sublimi e dette nel miglior modo possibile, non educano se non sono colte nella esperienza di una vita. Perciò il rapporto educativo è quello di una esperienza insieme; il dialogo educativo deve essere inteso come un gesto comune», scrive don Giussani.
Alcuni critici di Comunione e liberazione sono perciò i nemici dell’azione liberale e, come tali, avversari dissenzienti delle moderne democrazie in Europa. Quindi, del ruolo centrale della famiglia come istituzione di base in ogni processo di trasformazione politica. «La famiglia non deve essere dispotica, ma dotata di un giusto assetto, vera scuola della libertà e delle sue virtù». Sono parole di un saggio celebre del 1861 di un pensatore liberale inglese altrettanto celebre John Stuart Mill che a noi sembra opportuno paragonare al libro di don Giussani e alla sua realizzazione pratica che è appunto Gioventù Studentesca che ha come condizione la libertà.
Gioventù Studentesca sorge cioè come coscienza e quindi il più urgente impegno della nostra vita culturale, perché da questa sarà generato il nostro lavoro nel mondo. Il cammino al vero è un’esperienza è quindi un cammino liberale all’esperienza politica del movimento iniziato da don Giussani nella metà degli anni Cinquanta quando iniziò l’insegnamento al Liceo Berchet di Milano, e oggi presente in Italia e in settanta Paesi di tutto il mondo.
Siamo imbevuti di tradizione cristiana da duemila anni.

Essa va studiata non solo come una teoria qualsiasi, ma come un seme che deve maturare e identificarsi con tutta la nostra persona e con il nostro libero impegno come esigenza di rapporti esatti, giusti fra persone e gruppi. Il libro di don Giussani è la conferma del rapporto inscindibile tra ragione, missione, convinzione e fede. Un rapporto gnoseologico, cioè di conoscenza, tra cultura e tradizione cristiana.

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