Trapianti boom nel 2009 E la Lombardia corre fra le regioni più virtuose

Da fanalino di coda a (quasi) maglia rosa. La Lombardia e i trapianti. Un anno fa la nostra regione aveva perso terreno, rispetto al resto d’Italia e a se stessa nei periodi precedenti. Le liste dei pazienti in attesa erano ferme da mesi in quasi tutti gli ospedali e il centro nazionale trapianti attribuiva alla Lombardia un record 2008 deludente: 17,7 trapianti ogni milione di abitanti. Il dato era inferiore di un quarto rispetto alla media nazionale e segnava un calo del 14 per cento rispetto al 2007.
Oggi la classifica si è quasi ribaltata, ogni milione di abitanti sono stati eseguiti 25,4 trapianti e gli addetti ai lavori prevedono che si concluda l’anno a quota 26. Non solo: la Lombardia è balzata fra le prime quattro regioni, un gradino sotto Trentino, Friuli Venezia Giulia e Marche. È soddisfatto Alessando Nanni Costa direttore del centro nazionale: «È stato fatto un gran lavoro da parte della Regione, sia negli ospedali, sia nei reparti di rianimazione. È stata potenziata la rete dei coordinatori, ossia dei medici incaricati di segnalare i donatori. Così la Lombardia ha recuperato il 30 per cento di interventi che aveva smarrito negli ultimi mesi». È bene ricordare che il calo dei trapianti lombardo non è mai dipeso dalla scarsa sensibilità alla donazione. Tutt’altro, nella nostra regione il rifiuto da parte dei parenti è intorno al 20 per cento, nel resto d’Italia si arriva al 40 per cento. E non è neanche vero che si muore di più. «Piuttosto il contrario - aggiunge Mario Scalamogna direttore del Nipt, centro interregionale del nord Italia -. Grazie all’uso del casco e all’educazione stradale le vittime degli incidenti sono diminuite. In più i nostri reparti di rianimazione funzionano benissimo e qui la mortalità è molto bassa. Per questi motivi i donatori sono sempre più anziani, anche settantenni e ottantenni». La causa principale dello stop dei trapianti era la mancata segnalazione all’interno degli ospedali. «Ed è stato su questo che abbiamo lavorato negli ultimi mesi - spiega Sergio Vesconi direttore del dipartimento d'urgenza del Niguarda e nuovo coordinatore regionale dei trapianti per le 18 aree lombarde -. Abbiamo potenziato la rete fra un ospedale e l’altro e motivato i responsabili delle rianimazioni. Non solo: abbiamo promosso incontri mensili per analizzare i punti deboli, i direttori sanitari si sono prefissi questi risultati». Ed eccoli qui, «se l’anno si concludesse davvero a quota 26 trapianti ogni milione di abitanti sarebbe il risultato migliore dal 2005» dice ancora Vesconi. Dal gennaio all’ottobre di quest’anno i donatori di fatto sono stati 193 contro i 137 del 2008. Da gennaio a settembre sono stati fatti 18 trapianti a Bergamo, 17 a Pavia, 15 a Brescia, 15 al Niguarda, 13 a Cremona, 10 al San Raffaele, 10 a Pavia e 5 al Policlinico. Più che soddisfatto del nuovo trend lombardo è l'assessore alla Sanità Luciano Bresciani: «È vero che, guardando ai numeri, siamo la quarta regione, dopo Trentino, Friuli Venezia Giulia e Marche, ma è anche vero che in Lombardia ci sono 10 milioni di abitanti, di fatto è qui che si fa il maggior numero di interventi, siamo la regione che fa da traino». Secondo l’assessore (che è anche medico) pesa anche un’altra considerazione: «Se i familiari del paziente deceduto si rendono contro che il loro congiunto è stato curato e assistito nel modo migliore, in genere, non rifiutano la donazione.

Quando invece pensano che i medici non abbiamo svolto bene il loro lavoro si oppongono. È vero allora che la nostra buona sanità è vincente ma è anche vero che non dobbiamo abbassare la guardia e insistere su questa strada».

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