Travaglio farà disobbedienza civile: "Pubblicheremo le intercettazioni"

Tornano in piazza quelli del Palasharp. Sul palco si alternano gli interventi di Giuliano Pisapia, Gustavo Zagrebelsky, Marco Travaglio e Lirio Abbate, oltre a un intervento video di Roberto Saviano. Il Fatto lancia la provocazione: "Pubblicheremo tutto". La diretta del Giornale.it

Travaglio farà disobbedienza civile: 
"Pubblicheremo le intercettazioni"

E gli anti Cav fanno il bis. Dopo il bagno di folla del 5 febbraio scorso, quando gli intellettuali fecero la voce grossa al Palasharp di Milano per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio, oggi il principe degli indignados italiani, Gustavo Zagrebelsky, è tornato in piazza insieme alla pletora anti berlusconiana. Ci sono un po' tutti. Da Marco Travaglio a Michele Serra, da Roberto Saviano ai dipietristi. Tutti a chiedere le dimissioni, tutti contro il nemico numero uno. Ricucire l'Italia (è questo il nome delle kermesse organizzata da Libertà&Giustizia e che andrà in scena oggi pomeriggio all'Arco della Pace di Milano) è l'ennesima manifestazione per gettare fango contro il Cavaliere e contare gli anti italiani che scendono in piazza solo per odiare.

Contro la riforma della giustizia, contro la politica economica portata avanti dal ministro Giulio Tremonti, contra la legge sulle intercettazioni, contro le politiche sociali del governo. Ma soprattutto: contro Berlusconi. La kermesse Ricucire l'Italia, moderata da Luisella Costamagna, ha ospitato per tutto il pomeriggio interventi e sfottò contro il governo. Il saluto iniziale del sindaco di Milano Giuliano Pisapia dà, sin dall'inizio, un assaggio dei contenuti: "Allle comunali di Milano non ho sconfitto Letizia Moratti, ma Silvio Berlusconi". E' il Cavaliere il bersaglio di qualsiasi discorso. Il capro espiatorio, il nemico numero uno, la pedina contro cui sparare. "Siamo in diecimila", urla la Costamagna davanti a una folla esultante (rivivi la diretta sul blog del Giornale.it). Dario Fo inscena una vecchia gag in cui i sudditi più fedeli cercano di reggere la statua scricchiolante del monarca; Roberto Saviano condanna il governo per non aver fatto nulla contro il lavoro nero, Paul Ginsborg ripete in continuazione che "l'Italia vive in un regime". 

Bisogna aspettare la fine della kermesse per ascoltare la vera bomba. L'obiettivo, va da sé, è la legge sulle intercettazioni, o come la chiama la sinistra extraparlamentare la legge bavaglio. Il duo Lirio Abbate e Marco Travaglio scaldano i manifestanti e promettono che il Fatto Quotidiano farà "disobbedienza civile" e pubblicherà non solo le intercettazioni che hanno rilevanza penale, ma anche quelle che hanno rilevanza civile. Travagliotira qualche stilettata al centrosinistra ("Furono i primi, nel 2007, a mettere il bavaglio a noi giornalisti") e, poi, fa un po' di pubblicità per il proprio quotidiano: "Il governo vuole ucciderci zon le sanzioni pecuniarie. Per questo motivo voi dovete abbonarvi al Fatto o a quei giornali che dicono la verità". Non solo. Travaglio tira la volata pure a Michele Santoro e alla sua nuova trasmissione, Comizi d'amore: "Andate sul sito del programma e versate un contributo per il povero Michele che è stato cacciato dalla Rai".

Un pomeriggio di antiberlusconismo militante. I soliti nomi, le solite facce. Il prossimo appuntamento? Sabato prossimo, a Roma. Alla fermata del tram ho ascoltato marito e moglie scambiarsi le impressioni della kermesse. Lui: "Quattro ore in piedi, sono un po' stanco. Però, sono centento: è stato un pomeriggio di libertà".

E lei: "Sì, non saprei... hanno bastonato troppo poco contro Berlusconi". La signora se ne farà una ragione. Gli anti Cav avranno una marea di altre occasioni per insultare, attaccare e infangare il presidente del Consiglio.

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