Cè chi per business fa prostituire persino la figlia disabile affetta da una grave tara mentale e chi il proprio corpo, invece, lo vende pur di sfamarlo un figlio. Due storie a confronto sotto lo stesso tetto duna garçonniere ricavata in un appartamento in affitto tra i palazzoni di via Ostiense e presto destinate a fronteggiarsi su banchi opposti in unaula di tribunale a piazzale Clodio. Da una parte lei, Laura V., 57 anni, maîtresse arrestata dai poliziotti del commissariato San Paolo con le accuse di sfruttamento della prostituzione, sfruttamento e favoreggiamento dellimmigrazione clandestina e circonvenzione di incapace; dallaltra Anna (nome di fantasia), una bella brasiliana non ancora trentenne arrivata in Italia senza regolari documenti e finita sul mercato mercenario del sesso dietro la continua minaccia di ritorsioni sul figlioletto di 8 anni rimasto in Brasile. «Ero venuta a Roma - ha raccontato in lacrime agli agenti di via Portuense - pensando di guadagnare onestamente del denaro per togliere il mio angelo dalla miseria. Invece sono stata sbattuta in questo orrore. Vi prego aiutatemi».
A gestire gli appuntamenti nel pied-à-terre alla periferia sud era, invece, la cinquantasettenne. Come una vera «professionista», madame Laura indicava orari e modalità degli incontri. Attraverso un numero di cellulare pubblicizzato su annunci a pagamento smistava chiamate e richieste dei clienti. Poco importa che a soddisfarli fossero a turno una delle tante straniere che gravitavano nella sua orbita oppure la figlia stessa, una disagiata mentale di 38 anni. Una donna da anni in cura presso vari centri digiene mentale delle Asl romane, con una pesante diagnosi psichiatrica: disturbo borderline della personalità, schizofrenia. Appena traslocate nella casa sullOstiense, Laura aveva chiesto per la figlia il trasferimento di cure allazienda sanitaria Rm D, per non perdere il sussidio daccompagno dai servizi sociali. Poi laveva messa subito al lavoro con Anna e le altre. Davvero unattività fiorente quella tirata su da madame in così poco tempo, tanto da attirare lattenzione di vicini a dir poco insospettiti e da mettere sul chi-va-là la squadra di polizia giudiziaria del dottor Miglionico. Qualche riscontro, alcuni pedinamenti, verifiche veloci sullidentità di ragazze e clienti, ed ecco che i dubbi lasciano presto posto alle certezze. Laltro giorno i poliziotti si fingono clienti, entrano nellappartamento e trovano Anna. Tutto è ormai definitivamente chiaro. Per Laura V. scattano le manette, la figlia viene affidata alle cure degli operatori sociali della Rm D.
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