Trieste, nella guerra dei colibrì sfrattati burocrati scatenati contro il Cavaliere

TriesteTelefonate del premier, ministri mobilitati, minacce di deportazione immediata, funzionari dei Beni culturali uno contro l’altro e addirittura inedite alleanze fra Vittorio Sgarbi e Margherita Hack. Il tutto per quell’ottantina di simpatici colibrì ospitati nel parco dell’asburgico castello di Miramare a Trieste. E adesso spunta pure l’ipotesi di un trasferimento a Venezia nella speranza che una mecenate locale ed Elton John si mettano una mano sul cuore.
La sopravvivenza degli uccellini, che pesano come un pacchetto di sigarette, sta diventando un affare di Stato, ma con accenti tragicomici. Il direttore del centro che ospita i colibrì, Stefano Rimoli, sbarcato nel capoluogo giuliano una decina d’anni fa dall’Ecuador, non molla. La minacciata deportazione in Olanda della pattuglia di volatili, regalati da Paesi sud americani, viene vista come un rastrellamento delle Ss. Per Rimoli le bestiole, capaci di volare per 800 chilometri, «sicuramente non sopravviverebbero».
Dall’altro lato il soprintendente locale per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici Luca Caburlotto, che in cuor suo deve aver scambiato la telefonata di Berlusconi al direttore del centro, che assicura la sopravvivenza ai colibrì, come un attentato a leggi e Costituzione. Con una dichiarazione d’altri tempi al quotidiano Il Piccolo ribadisce: «Per la formazione avuta dai miei genitori, per educazione e anche per studio visto che sono ferratissimo sulle leggi relative al patrimonio artistico», il centro va chiuso. Rimoli è reo di non pagare da tempo l’acqua per i colibrì, e di essersi macchiato, secondo il puntiglioso soprintendente, di «ben 16 reati contro proprietà del demanio storico-artistico». I colibrì potrebbero addirittura finire arrostiti, come piccoli martiri, da una bombola Gpl, che non sarebbe a norma.
Ieri il direttore generale dei Beni culturali in Friuli-Venezia Giulia, Giangiacomo Martines, è intervenuto nella «guerra» dei colibrì sconfessando, almeno in parte, il soprintendente e schierandosi con il petto in fuori al fianco di Berlusconi «che ha dato precisa indicazione affinché questa specie protetta resti in Italia e possibilmente a Trieste». L’input sarebbe arrivato dallo stesso ministro Sandro Bondi ed in settimana una riunione al vertice, con il coinvolgimento del dicastero dell’Ambiente, dovrebbe sbrogliare la matassa.
Davanti alla telecamere di Raiuno si battono in difesa dei colibrì con un’inedita alleanza l’astrofisica che sogna ancora Marx, Margherita Hack, ed il vulcanico Vittorio Sgarbi. La Hack solitamente se la prende con Berlusconi accusandolo di tutti i mali del mondo, ma questa volta lo ha ringraziato. Adesso pungola Comune, Provincia e Regione, che non trovano una bazzecola come 100mila euro per evitare lo sfratto delle bestiole, in nome di un sano campanilismo.
Sgarbi, che ha sollevato il caso all’attenzione di Berlusconi, sta lavorando all’ipotesi di portare i poveri colibrì a Venezia. Francesca Bortolotto, proprietaria di hotel nella città di San Marco, si è offerta a dare asilo agli uccellini in pericolo. «È una mecenate e alla Giudecca ha anche un parco, che tra l’altro confina con la proprietà di Elton John» ha spiegato Sgarbi.
Non può essere che la star internazionale si tiri indietro nella corsa al salvataggio dei colibrì. Uno come lui, che non ha problemi di liquidità, aprirà sicuramente il cuore ed il portafoglio.

Da Massimiliano d’Asburgo, fucilato in Messico, fondatore del castello di Miramare e del parco che ospita i minuscoli volatili, ad Elton John, lo straziante trasferimento sarebbe al passo con i tempi.
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