Tronchetti Provera: "La politica temeva di perdere Telecom"

Il presidente di Pirelli torna a criticare le ingerenze governative, la società di telecomunicazioni "stata sottratta a chi la voleva gestire autonomamente, con il paravento dell’italianità. C’è un certo tipo di aziende che una parte della politica fa fatica a vedere come società privatizzate"

Tronchetti Provera: "La politica temeva di perdere Telecom"

Santa Margherita Ligure - «C’è un certo tipo di aziende che una parte della politica fa fatica a vedere come società privatizzate. E per disinformazione o per ignoranza dei fatti reali, il gruppo Telecom ha ora l’esigenza di fare alleanze internazionali. Questo ha fatto temere chissà cosa». Così Marco Tronchetti Provera ricostruisce il difficile rapporto con le istituzioni di questi mesi. E lo fa al termine delle regate costiere (Coppa Carlo Negri) di ieri, nella conferenza stampa organizzata a Santa Margherita Ligure. Molto abbronzato e, almeno apparentemente, rilassato, Tronchetti ha affrontato la stampa con toni ben diversi dal «muso duro» di sette mesi fa, al Hotel Principe e Savoia di Milano. Per il resto Tronchetti vuole chiudere «gli incidenti di percorso» di questi mesi, che lo hanno visto lasciare prima la presidenza di Telecom, infine cedere il pacchetto di controllo, e ripartire dalla Pirelli. Gruppo di pneumatici, ma anche energia e fotonica, oltre che l’immobiliare di Pirelli Re, che qualcuno vicino alla Bicocca ricorda essere la seconda multinazionale italiana, dopo l’Eni, per numero di stabilimenti all’estero. Una chiave per lenire l’amarezza? No, giura Tronchetti, che rifiuta di autodefinirsi né sconfitto, né vittima, né incompreso, ma solo «un imprenditore con una grande esperienza in più alle spalle». Il non essere riuscito a portare avanti il suo progetto per Telecom è ritenuta un’interruzione forzata. Ma ormai, tant’è. Forzata dalle interferenze del governo, denunciate più volte. Che ieri Tronchetti ha definito «malintesi», laddove non si è capito che «il futuro delle tlc è europeo, con società unite tra loro», in un processo di aggregazione simile a quello delle banche. Anche se il presidente della Pirelli sottolinea la stranezza: Telefónica entra oggi in Telecom insieme con le banche tramite un accordo «uguale a quello che avevamo in mente noi» a febbraio. Perché quello non fosse andato bene e questo sì, «chiedetelo a Guido Rossi e César Alierta».
L’impressione è che il futuro dell’imprenditore, che è anche vicepresidente di Confindustria, sia da ieri diverso. Senza Telecom, la Pirelli appare perdere peso. Tuttavia Tronchetti rilancia in positivo, sia in chiave Pirelli (pur non nascondendo che l’avventura Telecom ha bruciato 3,3 miliardi dei 3,9 incassati nel 2000 con l’operazione Cisco); sia in chiave Telecom. E lo fa lanciando un messaggio politico all’industria nazionale: Telecom è stata sottratta a chi la voleva gestire autonomamente, con il paravento della difesa dell’italianità. Alla fine è arrivata comunque Telefónica.

«In molti hanno compreso questo passaggio e alla fine il messaggio è arrivato: gli imprenditori capiscano che vale la pena di battersi per quello che si crede. Il Paese dà segnali di ripresa e di fiducia: è questa l’italianità». E siano dunque gli imprenditori a rivendicarla, non la politica.

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