La trovata della sinistra: class action anti Cav "Rivogliamo il maltolto"

Radio Popolare, con Valori e Federconsumatori, lancia la class action contro il Cav, colpevole praticamente di tutto: dall'aumento dell'Ici a quello dello spread

La trovata della sinistra: class action anti Cav "Rivogliamo il maltolto"

Per i nemici del Cav le sue dimissioni da presidente del Consiglio non hanno cambiato nulla. Che l'ex premier abbia lasciato il suo posto alla guida del Paese, per dare spazio al governo tecnico guidato da Mario Monti, a qualcuno sembra non bastare, e ora Radio Popolare, insieme alla rivista Valori e alla Federconsumatori lancia la class action contro Silvio Berlusconi. In centinaia ieri hanno aderito all'iniziativa a Milano, mettendo la loro firma nei dieci banchetti che sono stati allestiti a Piazza del Cannone.

Una firma per presentare al Cavaliere il conto di quanto la sua politica "é costata in Italia", perché, come si legge nel comunicato diffuso per pubblicizzare l'iniziativa "l'assenza di politica economica, la mancanza di credibilità internazionale di fronte all'Europa e ai mercati" hanno generato dei costi aggiuntivi per la comunità. Non solo, a Berlusconi viene anche rimproverato "l'anteporre gli interessi personali a quelli del Paese" e, perché no "l'aumento dello spread tra Bund e Btp, dovuto alla decisione del premier di ritardare la propria uscita di scena". Questo nonostante la crescita del divario tra debito pubblico italiano e tedesco sia dovuta a più fattori e non solo a quello politico. E nonostante adesso, col governo Monti, la situazione del differenziale del rendimento non sembra poi così migliorata.

L'iniziativa portata avanti da Radio Popolare, intitolata "Tutti in class", ha il preciso scopo di "presentare" al Cav "il conto di quanto è costato all'Italia", una cifra che, secondo gli sponsor dell'iniziativa ammonterebbe, solo negli ultimi 10 giorni di governo, a circa 200 euro procapite, dovuti a vari fattori, tra cui l'aumento del debito pubblico. Soldi - maltolto, secondo gli organizzatori - che ora vogliono "provare a riprendersi lanciando una class action di massa".

E dalle pagine de Il fatto quotidiano Andrea Di Stefano, direttore della rivista Valori, tra i promotori dell'iniziativa, sottolinea che la loro class action non è "una vendetta", ma un modo per far sapere a "chi ha ricoperto ruoli istituzionali" che "non può sottrarsi a certe responsabilità". Responsabilità in mezzo alle quali spunta anche "l'abolizione dell'Ici", un'iniziativa ritenuta sbagliata, soprattutto perché realizzata con "la crisi già alle porte". L'abolizione dell'imposta, attacca Di Stefano, ha portato allo Stato un danno di 3 miliardi e mezzo.

E se non è sufficiente recriminare sull'abolizione dell'Ici, Di Stefano parla anche di 450 milioni che pagheremmo come penale per il ponte sullo Stretto che, dice lui, probabilmente non vedremo mai, di smaltimento "dei sottomarini russi", di un Berlusconi che, dicono le persone scese oggi in piazza, è costato "duemila euro in busta paga" e anche in "cultura, in servizi, e tanto tanto fegato".

Gli organizzatori raccoglieranno le adesioni anche attraverso le mail di adesione a Radio Popolare e promettono di arrivare nel giro di due o tre settimane alla Corte dei

Conti, dopo aver fatto "sottoscrivere ufficialmente l'esposto". E poi, gongolano già: "Le disposizioni della Corte si trasformano subito in cause civili" e si stabiliranno a quanto ammontano i danni da risarcire.

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