Una truffa dietro il delitto a martellate

Una truffa dietro il delitto a martellate

Era stato lui a chiamare i soccorsi, raccontando alla polizia di essere entrato nell’autosalone di via Tito Livio, alla Balduina, e di aver trovato per terra i corpi coperti di sangue di due amici che gestivano il concessionario. Ora, a distanza di cinque mesi, Massimiliano Magliocchetti, 41 anni, è stato arrestato per l’omicidio del nipote del titolare, Massimo Patis, e per il ferimento del proprietario, Alessandro De Antonis. Chiamare la polizia fu un modo per collocarsi sulla scena del crimine giustificando così le sue impronte all’interno del locale.
Il delitto risale al 22 dicembre. Ieri all’alba la squadra mobile ha risolto il «giallo di Natale» e arrestato Magliocchetti, dipendente della Mercedes Italia, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare sollecitata dal pm Antonella Nespola. In realtà i sospetti degli investigatori si erano concentrati sull’uomo fin dal primo momento. Il racconto del «soccorritore», infatti, era sembrato subito pieno di contraddizioni e, soprattutto, più di un testimone lo aveva visto pranzare con i gestori dell’autosalone in un locale della zona poco prima del delitto. Indizi insufficienti per il gip, che il 6 marzo scorso aveva respinto una prima richiesta di custodia cautelare. La svolta è arrivata quando De Antonis, rimasto gravemente ferito durante l’aggressione, ha cominciato a ricordare e a mettere a fuoco i particolari del delitto, confermando che il responsabile dell’omicidio del socio sarebbe proprio Magliocchetti. Fondamentale il suo aiuto anche nella ricostruzione del movente. Dietro al delitto si nasconderebbe un tentativo di truffa legato alla vendita di una macchina. L’uomo finito in manette aveva assicurato di poter vendere e far ottenere un finanziamento per una Mercedes R280. L’affare non era riuscito, ma Magliocchetti aveva continuato a simulare la vendita, raccontando una bugia dopo l’altra, fino ad arrivare ad esibire documenti falsi e un finto bonifico. Falsa tutta la documentazione relativa alla compravendita e a un finanziamento per 40mila euro. La targa dell’auto in questione corrisponde a una macchina già esistente e che si trova a Pordenone, mentre il numero di telaio corrisponde ad un’altra vettura mai venduta dalla Mercedes. Sulla scrivania di De Antonis la polizia trovò un appunto che diceva: «Anche oggi Magliocchetti mi dirà che non si può perfezionare la transazione». E sarebbe stata proprio l’ennesima richiesta di chiarimento del titolare dell’autosalone a provocare la violenta reazione dell’uomo. Quel giorno De Antonis minacciò di chiamare il direttore vendite della Mercedes per sapere del bonifico mai ricevuto. Ma Magliocchetti aveva già subito sanzioni disciplinari dalla ditta per altre irregolarità nelle vendite e quella telefonata avrebbe comportato un sicuro licenziamento.

Per evitare il peggio il dipendente Mercedes colpì con una pinza a pappagallo il titolare del’autosalone mentre era davanti al computer, poi aspettò che il nipote uscisse dal bagno e colpì anche lui. Massimiliano Patis morì poco dopo, De Antonis finì in coma. E per mesi rimosse i ricordi della tragedia. Ora ha ricordato e ha inchiodato il killer del nipote.

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