Gabriele Villa
Il segnale in codice ripetuto due volte. Lo stesso pulsante pigiato a distanza di pochi minuti. Perché non ci fossero dubbi sulle ragioni di quellallarme rosso: dirottamento. Ma senza che nessuno, tra i centosette passeggeri del Boeing 737 della Turkish Airlines, in volo da Tirana a Istanbul, si sia accorto, fin quasi al momento dellatterraggio, allaeroporto di Brindisi, di quanto stava accadendo. Né panico e né terrore, dunque. Ma anzi, cosa piuttosto rara e grottesca in queste vicende, con le scuse ai passeggeri, allepilogo, da parte del solitario e squinternato pirata dell'aria, per il disturbo arrecato.
Un giovane di trentanni, Hakan Ekinci, convertito al cristianesimo che in agosto aveva scritto a Benedetto XVI per evitare il servizio militare. La cronaca di una straordinaria giornata demergenza, che aveva fatto temere conseguenze gravissime, comincia poco dopo il decollo, alle 16,40 dallaeroporto Rinas di Tirana, quando un uomo, il giovane Hakan, jeans e maglietta, si avvicina alla cabina di pilotaggio e fa credere di essere armato. Laereo si trova in quel momento sui cieli della Grecia: giusto una manciata di secondi per accertare la segnalazione e il piano antiterrorismo, il ventottesimo allerta dallinizio dellanno, scatta nello spazio aereo italiano e in tutti gli scali del centro sud. Sono le 17.16 quando un caccia del 37° stormo si alza in volo da Trapani per intercettare il Boeing turco, affiancarlo e scortarlo fino sullaeroporto di Brindisi, unico corridoio di sicurezza lontano dai centri abitati, che può consentire secondo le autorità militari e dellaviazione civile di gestire, con relativa tranquillità, una situazione che a quellora sembra avere i contorni ancora troppo offuscati.
Tra le persone a bordo, i centosei passeggeri più i sette membri dellequipaggio, ci sono infatti anche una ventina di musulmani. Si diffonde la voce che i dirottatori(soltanto quando la vicenda si è praticamente risolta e la polizia ha potuto raggiungere laeromobile, si è avuta certezza che il dirottamento era stato compiuto da una sola persona), possano essere entrati in azione per compiere un atto dimostrativo contro la prossima visita del Papa in Turchia, prevista a novembre. Si teme il peggio. E la situazione rimane confusa fino a quando laereo turco non tocca il suolo di Brindisi nellangolo più remoto dello scalo, circondato da polizia, carabinieri e dai mezzi dei vigili del fuoco. Sono le 18,01. Cominciano, in un clima di altissima tensione, le trattative con il pirata dellaria cui partecipano, tra gli altri, il Procuratore generale di Lecce, Rosario Colanno, e il prefetto di Brindisi, Mario Tofaro, che sono stati i primi ad ascoltare, a tarda sera, Hakan, che,dopo essersi arreso ha chiesto asilo politico.
Tra le prime testimonianze quella del presidente della provincia di Brindisi Michele Errico, che ha assistito alle battute conclusive della vicenda: «Luomo - ha raccontato - si è arreso senza fare resistenza alle forze dellordine. Appariva molto disorientato e avrebbe condotto il dirottamento facendo credere di avere un dispositivo capace di far saltare laereo». Il giovane, come si accerterà solo dopo la sua resa, era invece disarmato. Resta il fatto che proprio durante le trattative lo strano dirottamento comincia a chiarirsi, con la collaborazione di alcuni passeggeri che tramite i telefoni cellulari informano parenti e amici. Tra loro il deputato socialista albanese Sadri Abazi, che in contatto con il collega di partito Taulant Ba, spiega: «La situazione a bordo non è preoccupante, non si sono viste armi da fuoco». E aggiunge «che i passeggeri non si sono accorti del dirottamento, non hanno visto i dirottatori, né il comandante li ha informati delle ragioni dellatterraggio a Brindisi».
È solo alle 21,45 che lemergenza può considerarsi conclusa. I passeggeri vengono fatti scendere uno alla volta fra minuziosi controlli. Restano da chiarire ancora troppe cose. Non è chiaro ad esempio se il dirottatore volesse costringere il comandante a far rotta a Roma per consegnare un fantomatico messaggio al Papa.
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