Tursi scopre che le banche presteranno senza interessi

(...) Il Comune ci mette i soldi degli interessi, la banca eroga materialmente il prestito, il debitore rimborsa il debito entro tre anni, e sono tutti felici e contenti. L’idea è fantastica (letteralmente). Non c’è trucco, non c’è inganno. Solo «finanza creativa al femminile, roba che solo le donne» confessa Marta. Ma ci sono alcune cosucce da chiarire. Ad esempio, quale «convenienza» ha un istituto di credito ad assumere l’incarico, col rischio di trovarsi un «buco» alla scadenza? Ammesso pure che Tursi paghi gli interessi (ai tassi di mercato, o inferiori? Si vedrà), chi apre il portafoglio se il cittadino non rimborsa il capitale? Risposta plausibile: sempre Tursi. Che allora dovrebbe dare garanzie concrete (e invece piange miseria). Altrimenti non si vede quale banca, in una fase congiunturale a dir poco difficile, potrebbe finanziare al buio la clientela meno solvibile. Altro dubbio: se il debitore non paga una o più rate, può cumulare il rimborso nei mesi successivi per tornare in regola o diventa subito insolvente? O l’insolvente diventa Tursi? Si vedrà. E ancora: sindaco e assessore parlano di «3500 potenziali fruitori dell’iniziativa». Viene il sospetto: o sono pochi, dalle nostre parti, quelli che guadagnano poco - 25mila euro lordi equivalgono pur sempre a 12-13mila euro netti -, o sono molti di più, e allora il provvedimento, per quanto spettacolare, geniale, creativo, rivoluzionario, imprevedibile e dirompente, è destinato a ottenere effetti più mediatici che pratici. Stile Vincenzi.

A ogni buon conto, ci sarà tempo per fare i conti (giusti), visto che l’operazione partirà a giugno. Nel frattempo, chissà, le banche potrebbero anche commuoversi, diventare più buone e decidersi a regalarli, i prestiti. Prima di confessare a Marta: «Non prendertela. Sei su Scherzi a parte».

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