Una cosa del genere venne fatta 72 anni fa da Orson Welles, quando alla radio annunciò l'invasione della Terra da parte dei marziani. Era poco credibile, già allora era chiaro che su Marte non c'era vita, ma ugualmente gli Stati Uniti precipitarono nel panico. Figurarsi la reazione quando una televisione georgiana ha trasmesso la notizia dell'invasione da parte di truppe provenienti dalla Russia. Che non solo, a differenza di Marte, è abitata eccome ma un'invasione l'aveva fatta non più tardi di un paio di anni fa.
Welles, geniale uomo di spettacolo, attore e regista, dopo un inizio a teatro, a 23 anni, quattro anni prima di dirigere «Quarto Potere», approda alla radio. E il 30 ottobre del 1938 dai microfoni dell'emittente Cbs interpreta un adattamento del famoso romanzo del suo quasi omonimo Herbert George Wells «La Guerra dei mondi» dove appunto ipotizza lo sbarco dei marziani sulla terra. Il tono era tale da sembrare più una cronaca che una narrazione, dopo pochi minuti gli Stati Uniti erano nel panico e Welles dovette ammetter la «marachella».
Più o meno quel che è successo in Georgia dopo che la televisione privata Imedi ha dato la notizia dell'invasione dell'esercito russo e della morte del presidente Mikhail Saakashvili. Imedi, terza rete del Paese, ha mandato in onda il falso allarme durante il notiziario Khronika delle 20 di sabato sera, un orario in cui gran parte dei quattro milioni di abitanti è davanti alla televisione. Altre emittenti hanno ripreso la notizia, diffondendola ulteriormente, fino a costringere l'emittente a far scorrere un rullo nei suoi successivi programmi per chiarire che si trattava di «un'imitazione», ma lo «scherzo» ha suscitato un'ondata di critiche contro l'emittente.
«Molta gente è rimasta psicologicamente traumatizzata», ha protestato un dirigente dell'opposizione, Nino Bourdjanadze, che ha puntato il dito contro il presidente Saakashvili. «Sono sicuro che ogni secondo di questo programma ha ricevuto l'approvazione di Saakashvili», ha detto all'agenzia francese Agence France-Presse l'ex presidente del Parlamento georgiano. «Il modo in cui questo governo tratta la popolazione è scandaloso». L'emittente aveva anche riferito che Bourdjanadze e l'ex primo ministro Zourab Nogaideli si erano recati in Russia e avevano chiesto ai militari di ammutinarsi. Ma Bourdjanadze ha detto che si tratta di una calunnia e che denuncerà l'emittente. Anche il presidente Saakashvili ha criticato il servizio, definendolo «sgradevole». «Ma la cosa più sgradevole è che è estremamente vicino a ciò che può arrivare dal nemico della Georgia», ha detto, alludendo alla Russia. Georgia e Russia hanno da poco riaperto la loro frontiera terrestre dopo oltre tre anni di chiusura.
L'ipotesi di un'invasione non è poi così fantascientifica, visto cosa era successo nell'estate del 2008. La Georgia aveva allora non pochi problemi con l'Abcazia e con l'Ossezia, province al nord del Paese, fondamentalmente filorusse e per questo attraversate da forti spinte secessioniste. La crisi interna precipitò in scontri aperti tra esercito regolare e milizie ossete fino a quando non si mosse l'ingombrante vicino russo. Nella notte tra il 7 o l'8 agosto le truppe attraversarono i confini, artiglieria e aviazione iniziarono a martellare le città georgiane e in breve la capitale Tbilisi si trovò a rischio assedio. Il governo chiese l'intervento internazionale, l'Onu riunì il consiglio di sicurezza, Svezia, Stati Uniti e Polonia condannarono l'invasione ma nessuno mosse veramente un dito per fermare i combattimenti. Dopo una settimana di scontri, città e infrastrutture distrutte e almeno 500 morti, fonti ufficiali, da entrambe le parti, il 15 agosto i due governi siglarono il cessate il fuoco.
Per questo, dopo un anno e mezzo, dare notizia di una seconda invasione è stato uno scherzo che forse non ha fatto ridere nessuno.
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