In tv inventò «Il Musichiere» e la miglior «Canzonissima»

Grazie ai due programmi, Mario Riva e il trio Manfredi-Scala-Panelli divennero popolarissimi

Giovanni Antonucci

Il rapporto della ditta Garinei-Giovannini con la tv non è stato intenso come avrebbe meritato di essere. Tuttavia, i maestri della nostra commedia musicale hanno creato due programmi-cult della Rai: Il Musichiere (1957-1960) che ebbe come conduttore inimitabile Mario Riva e l’edizione di Canzonissima del 1959 con il formidabile trio Scala-Manfredi- Panelli. Programmi di una Rai che, sotto la direzione di un manager geniale come Sergio Pugliese, raggiunse risultati insuperati.
Fu proprio Pugliese a convincere Garinei e Giovannini ad avvicinarsi alla neonata tv. Pugliese intuì che i due Giovannini non erano solo degli abili drammaturghi, in grado di costruire commedie musicali caratterizzate da una perfetta sintesi fra parole e musica. Commedie interpretate e spesso costruite su misura per i nostri maggiori attori comici, che diventeranno un fiore all’occhiello della Rai quando passarono dal palcoscenico al teleschermo, con lo stesso straordinario successo. Da Un trapezio per Lisistrata, irresistibile elaborazione della Lisistrata di Aristofane, fino ad Aggiungi un posto a tavola, cult del solo Garinei (Giovannini era morto da alcuni anni), questi musical raggiunsero, il sabato, degli indici di ascolto e gradimento altissimi. Ma Pugliese riuscì a convincere Garinei e Giovannini che la tv aveva bisogno anche di programmi di livello ancora più popolare. Tuttavia il primo impatto con il nuovo mezzo non fu positivo. Duecento al secondo, condotto da Mario Riva, non fu nel 1955 un grande successo. D’altra parte, le bizzarre penitenze imposte ai concorrenti suscitarono qualche polemica e il programma si esaurì alla quindicesima puntata.
Il riscatto fu, però, prontissimo. Il Musichiere, condotto da Mario Riva, ebbe subito un enorme successo e Riva diventò il personaggio più amato dal pubblico non solo televisivo. La sua bonomia, la sua cordialità, la sua simpatia ebbero un ruolo importante, ma gli autori puntarono molto sui concorrenti, utilizzando abilmente la loro umanità. Spartaco D’Itri ne fu l’esempio più felice. Ma non meno importante fu la presenza degli ospiti. Il duello di Bartali e Coppi e il fascino di Gary Cooper sono rimasti nel ricordo di milioni di italiani. La Canzonissima del 1959 è stata, probabilmente, l’edizione più felice dell’intera serie. Garinei e Giovannini ebbero il merito di puntare su tre attori che erano fra loro complementari.

Delia Scala era una soubrette deliziosa, un po’ ingenua, un po’ sbarazzina, Nino Manfredi creò il felicissimo personaggio del «ciociaro» che poi portò con successo al cinema, Paolo Panelli incantò i telespettatori con il suo umorismo lunare e in controtempo, che allora ancora non si era visto sul teleschermo. Un trio perfetto sostenuto da testi frizzanti ed eleganti, da due autori di gran classe.

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