Uccide il piccione che gli sporca casa: il pm vuole condannarlo, il gip lo assolve

Trento, stanco di pulire i cornicioni lordati dal pennuto, gli tira una fucilata. Denunciato dal vicino, confessa e il magistrato chiede una pena di 7.500 euro. Colpo di scena: il giudice respinge la richiesta perché il codice consente di abbattere i volatili se recano danno. Ma non è finita: il procuratore ora annuncia ricorso

Scoppia al palazzo di giustizia di Trento la «guerra del piccione» che da un anno vede contrapposti da una parte il pm intenzionato a far condannare uno «sterminatore» di uccelli e il gip, propenso invece per la sua assoluzione. In mezzo un colpo di fucile galeotto che il 26 agosto 2009 pose fine ai giorni del volatile, reo di imbrattare la casa del suo giustiziere.
Quell'estate infatti un signore di 50 anni residente a Stella di Man, frazione di Trento, stanco di ripulire i cornicioni dallo sterco del piccione passò alle vie di fatto. Imbracciò un fucile ad aria compressa, regolarmente detenuto, e con un colpo solo abbattè l'imbratattore. Non aveva però fatto i conti con il vicino di casa di provata fede animalista che corse prontamente dalle forze dell'ordine. La polizia si recò dal tiratore che non ebbe difficoltà a confessare il suo crimine. «Si è vero, l'ho ammazzato io, ero stanco di ripulire la casa».
I poliziotti preparano un dettagliata relazione, esponendo i fatti e riportando le dichiarazione del «vendicatore» e del testimone, inviata poi alla Procura della Repubblica. Il pubblico ministero aprì un fascicolo, esaminò le carte, consultò il codice e alla fine decise di procedere con un decreto penale di condanna. Per semplificare e abbreviare i tempi di un processo in casi di reati minori, una volta svolte le indagini preliminari e acquisite chiare fonti di prova in merito alla colpevolezza dell'imputato, il pm può infatti chiudere l'intera vicenda chiedendo al giudice per le indagini preliminari l'emissione del decreto penale di condanna. Richiesta che il gip può accettare, emettendo appunto il decreto, oppure respingere, restituendo gli atti al pm.
Nello specifico la condanna sarebbe stata solo pecuniaria, 7.500 euro, per «Uccisione di animali» reato previsto dall'articolo 544 bis del codice penale, e contestato a «chiunque per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale». Ma il gip, come detto, ha inaspettatamente respinto la richiesta in base all'articolo 638 del codice penale «Uccisione o danneggiamento di animali altrui» che all'ultimo comma recita: «Non è punibile chi commette il fatto sopra volatili sorpresi nei fondi da lui posseduti e nel momenti in cui gli recano danno».

Un'interpretazione che la procura però, non ha condiviso e per questo pare abbia manifestato l'intenzione di mandare l'uomo a giudizio incaricando un altro giudice di stabilire se sia o meno responsabile. Ora facendo il conto delle ore di lavoro spese in questa vicenda da carabinieri, cancellieri, impiegati, pubblico ministero e gip ma quanto è costato finora questo piccione?

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