Franco Sala
da Limbiate (Milano)
Cera anche lUdc in piazza insieme a Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega contro la Finanziaria. Tutti insieme, tutti senza eccezioni contro la manovra che strangola il Paese. Alleati e compatti per «non dare tregua al Governo» urla Gian Franco De Cecco, esponente della segretaria lombarda dellUdc, mentre Ignazio La Russa è più che soddisfatto «per avere trovato in manifestazione anche lUdc»: «Umberto Bossi è stato il primo a capire che cera bisogno di ritrovare lunità della Casa delle libertà e oggi sono contento di avere al fianco anche lUdc».
Presenza, questultima, che scavalca la linea di Pier Ferdinando Casini (lUdc il 2 dicembre non sarà in piazza con gli altri partiti della Cdl) e contraddistinta dalle bandiere di un corteo che ha attraversato il centro storico di Limbiate, cittadina a nord di Milano, con tanto di slogan contro Romano Prodi e i suoi ministri che spremono le imprese e gli artigiani, i commercianti e le famiglie. Il leit motiv del corteo? «Prodi, Rutelli e Fassino governo clandestino». Corteo aperto da una bara ricoperta con la fotografia del Professore che, commenta La Russa, è «riuscito a compiere il miracolo in un Paese che sembrava diviso: lui ha fatto ritrovare lunità perché non cè nessun cittadino lavoratore o imprenditore che condivida questa Finanziaria». Sì, Prodi è «davvero un mago» perché «ha cercato di dividere il Nord dal Sud e i lavoratori dipendenti da quelli autonomi» ma, afferma sorridente il presidente dei deputati di An, «è solo riuscito a rinsaldare lunità nazionale».
Applausi dai cinquecento che affollano la piazza del Municipio e che esplodono quando dal palco intervengono sia De Cecco dellUdc sia leuroparlamentare azzurro Mario Mantovani e il giovane deputato leghista Paolo Grimoldi. Interventi conditi dalla rabbia dei limbiatesi che reclamano a gran voce lunità della Casa delle libertà anche in piazza a Roma il prossimo 2 dicembre. La risposta è di Sebastiano Lo Verde, dirigente dellUdc: «È bellissimo stare qui, tutti insieme a urlare un comune dissenso.
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