Ue: terapie e interventi rimborsati anche se il paziente si cura all'estero

Bruxelles approva una direttiva su diritti dei pazienti che decidono di farsi curare all'estero. L'autorizzazione preventiva sarà necessaria in caso di ricovero o di cure particolarmente costose e specialistiche. Il rimborso sarà pari a quello previsto dal proprio paese.

Unione europea: via libera alla legge che renderà più facile curarsi anche all'estero. Bruxelles ha appena approvato una direttiva su diritti dei pazienti che decidono di farsi curare o operare all'estero, che regolamenta le modalità di rimborso e i casi che richiedono un' autorizzazione preventiva. Il testo adottato ha già trovato l'accordo dei governi dei paesi membri. Françoise Grossetête, la relatrice francese del Partito Popolare europeo, si è detta particolarmente soddisfatta per il risultato ottenuto, sottolineando che d'ora in poi «i pazienti non saranno più lasciati soli quando vogliono curarsi all'estero e ottenere un rimborso. Questa direttiva, finalmente, farà luce sui diritti dei pazienti, fino ad ora molto aleatori».
Le nuove norme stabiliscono che i cittadini dell'Unione europea possono essere rimborsati per l'assistenza medica che ricevono in un altro Stato membro, a condizione che il trattamento e i costi siano coperti dal sistema sanitario nel loro paese. Le autorità possono esigere che i pazienti richiedano una «autorizzazione preventiva» per i trattamenti che necessitano di un ricovero ospedaliero o di cure sanitarie specializzate. Nessuna autorizzazione sarà necessaria se non si richiede un ricovere in ospedale. E comunque il rifiuto alla richiesta di autorizzazione dovrà essere giustificato in dettaglio.
Ogni paese deve istituire quello che viene definito «punto di contatto» ovvero un centro di riferimento che fornisca informazioni ai pazienti interessati a curarsi all'estero. I punti di contatto forniranno anche assistenza in caso di problemi.
I pazienti riceveranno quale rimborso delle cure lo stesso importo che avrebbero ricevuto nel paese d'origine per quel tipo di trattamento.
Andare all'estero a farsi curare dovrebbe trasformarsi in un vantaggio soprattutto per i pazienti inseriti in lunghe liste d'attesa, o quelli che hanno bisogno di cure specialistiche che non esistono nel loro paese. I deputati hanno anche rafforzato le disposizioni per la cooperazione fra gli stati dell'Unione in materia di malattie rare.
Un dato comune a tutta Europa, comunque, è che la maggior parte dei pazienti preferisce ricevere cure vicino a casa. Attualmente, solo l'1 per cento dei bilanci sanitari è speso in cure transfrontaliere. Le nuove norme riguardano solo le persone che scelgono di farsi curare all'estero. La tessera europea di assicurazione malattia continuerà a restare valida per i cittadini che hanno bisogno di un trattamento urgente quando sono in viaggio in un altro paese appartenente alla Ue.


Dopo il sì del Parlamento ora si attende il via libera del Consiglio che ora deve dare soltanto la sua approvazione formale. A quel punto gli Stati membri avranno 30 mesi di tempo per apportare le necessarie modifiche alla loro legislazione nazionale.

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