Umberto I: giù le mani dalla neuropsichiatria infantile

Medici, operatori e genitori dei piccoli pazienti protestano contro l'annunciato taglio dei posti letto che penalizzerebbe pesantemente il servizio offerto alla cittadinanza

La neuropsichiatria infantile del Policlinico Umberto I non si tocca. Su una delle facciate dell'edificio in via dei Sabelli campeggiano due striscioni che recitano «Giù le mani da neuropsichiatria infantile» e «Per il diritto a crescere». Gli operatori e i genitori del reparto, in cui anni fa venne girato il film «Il Grande cocomero» di Francesca Archibugi, hanno denunciato ieri il rischio che i tagli della Regione Lazio possano compromettere il funzionamento della struttura, unica nel centro sud d'Italia, con una drastica riduzione di posti-letto.
«Secondo il piano regionale si vorrebbero ridurre i posti dagli attuali 35 a 12 - ha detto Gabriel Levi, dirigente dell'Unità operativa complessa - si vuole ridurre un servizio che negli ultimi anni ha visto un aumento di produttività del 50 per cento. Ora io credo che si debba tagliare chi non è produttivo, non chi lo è».
Il servizio di neuropsichiatria infantile, fondato da Marco Lombardo Radice, svolge attività verso il disagio infantile da sviluppo, principalmente nella fascia d'età dai 2 ai 14 anni (anche se, in generale, si arriva fino ai 18). «Se chiude un servizio come questo, un ragazzino che vive il disagio, una ragazzina che, che so, a Tivoli, si taglia le vene o la rimandano a casa o la ricoverano nei reparti psichiatrici per adulti. Questo è inammissibile», ha spiegato uno degli operatori, il dottor Ferrara. Il piano dei «tagli» prevede la riduzione dei posti per la degenza ordinaria da 14 a 10 e quella per la degenza diurna, il Day hospital da 21 a 2.
«Questo perché il servizio viene considerato in base a una presunta produttività - hanno spiegato gli operatori - viene evidentemente considerato marginale tutto il lavoro che viene svolto nella riabilitazione e nella crescita dell'adolescente». «Non accetteremo riduzioni complessive al di sotto dei 30 posti», ha detto Levi, che ha fatto sapere di aver ricevuto una lettera di solidarietà dal rettore dell'università La Sapienza, Luigi Frati secondo cui la presidente della regione Lazio sarebbe disposta a ridiscutere l'intervento di riduzione dei posti asl reparto di neuropsichiatria infantile.

Insieme agli operatori erano presenti alcuni genitori secondo i quali l'eventuale diminuzione o chiusura del reparto sarebbe «un ritorno al buio» mentre Lele Vannoli, che aveva recitato nel film della Archibugi, ha raccontato della sua esperienza quando da adolescente era stato un paziente del reparto e di come ne fosse uscito guarito.

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