Unicredit, Bruxelles incalza Varsavia

Il passo precede l’apertura di una procedura di infrazione

da Milano

La Commissione europea incalza il governo di Varsavia che moltiplica gli ostacoli sulla strada della progettata fusione tra Pekao e Bph, le due banche controllate da Unicredit-Hvb in Polonia. Il commissario al Mercato interno, Charlie McCreevy, ha inviato due lettere a Varsavia chiedendo una risposta entro 15 giorni. Un passo ancora preliminare all’apertura di una vera procedura di infrazione, ma dal chiaro significato: il sospetto dell’esecutivo europeo, esplicitato dal portavoce di McCreevy, Oliver Drewes, è quello di una violazione dell’articolo 56 del trattato comunitario sulla libera circolazione dei capitali. I polacchi, secondo McCreevy, ritardando l’autorizzazione all’operazione le autorità si propongano in realtà di bloccarla. E per chiarire l’intento di Bruxelles Drewes ha parlato di «dichiarazione politica» della commissione, ricordando anche il recente intervento sulle scalate a Bnl e Antonveneta e le pressioni della Commissione Ue sul governo italiano in merito alle Opa bancarie.
«Se avessimo chiuso un occhio nei confronti della Polonia», ha dichiarato Drewes, «ci avrebbero accusati di non agire in modo proporzionato dopo ciò che abbiamo fatto in Italia». In ogni caso, però «non si tratta dell’avvio di una procedura formale, vedremo la risposta, la analizzeremo e poi prenderemo le decisioni, ora non si può dire che cosa accadrà e non è il caso di parlare di Corte di giustizia», ha spiegato il portavoce.
Nel dettaglio sono due i fatti su cui Bruxelles ha chiesto spiegazioni. Il primo riguarda la lettera inviata dal ministero del Tesoro polacco a Unicredit in cui si citava un presunto impegno assunto dalla banca italiana ai tempi della privatizzazione di Pekao, e cioè quello di non acquisire altri istituti di credito. Ci sono poi le dichiarazioni pubbliche delle autorità di Varsavia contrarie alla fusione. Sullo sfondo c’è l’opposizione polacca alla decisione dell’Ecofin di avviare una revisione della direttiva bancaria europea allo scopo di definire con precisione i criteri in base ai quali le autorità di vigilanza possono bloccare una fusione per «ragioni prudenziali». La Polonia è l’unico Paese dell’Unione a opporsi all’introduzione di nuove regole comuni. E su quest’ultimo tema, in particolare, si concentra una delle due lettere di McCreevy che chiede a Varsavia una partecipazione «attiva» al processo di modifica della direttiva bancaria europea.
A concentrarsi sulla «clausola di non competizione» è anche una recente lettera del commissario Neelie Kroes, responsabile della Concorrenza, la cui risposta era attesa a Bruxelles entro la serata di ieri. La clausola non sarebbe conforme al principio della libera circolazione dei capitali e l’Antitrust europea rivendica «l’esclusività della competenza in materia di fusioni». In ogni caso dal punto di vista formale le autorità polacche non hanno preso alcuna decisione sulla fusione: «Aspettiamo di analizzare la documentazione che ci invierà Unicredit», ha detto il portavoce dell’organo di supervisione bancaria.

Da parte sua, Unicredit ha ribadito la propria disponibilità al dialogo con le controparti istituzionali. «Unicredit ha fatto una grande operazione», ha detto il vicepresidente Fabrizio Palenzona. «Noi riteniamo di essere assolutamente rispettosi delle regole».

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