Unione a Caserta, aria di flop: qui rischiamo una figuraccia

Domani e venerdì il summit. L’Italia dei Valori teme "una passerella di buoni intenti". Caldarola: "Forte l’effetto mediatico, ma può essere un teatrino". La radicale Bonino: "Non ho nessuna aspettativa"

Unione a Caserta, aria di flop:  
qui rischiamo una figuraccia

Roma - Le cronache si sprecheranno. Romano Prodi come Ferdinando, il Re Bomba, che a Caserta amava passare gran parte del tempo circondato dai 13 figli, chiassosi quanto una coalizione di governo. Il codazzo si aggirava lungo gli splendidi corridoi, che nelle giornate piovose pare fossero tappezzati di mutande e camiciole distese ad asciugare. Ma celebrare nella Reggia un bucato di stracci governativi sembra francamente un po’ troppo.
Allora forse Prodi come Re Francischiello, quello che fuggendo a Gaeta lasciò ai sudditi un motto che vale una premonizione: «Mo’ vuje sugnate l’Italia, ma verrà ’o tiempo che nun ve restarranno neppure l’uocchie pe’ chiagnere...». D’altronde non sarà per caso che il ministro Clemente Mastella ieri ha voluto sfoggiare la conoscenza di date e luoghi, ricordando al premier che «Caserta è vicina a Teano...». Significato sibillino, ma bene esprime la suggestione di luoghi carichi di storia come questi. Troppa storia perché si possa fare la storia. «Non è che dopo Caserta ci sarà il migliore mondo possibile», ammette il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, che nel conclave della Reggia vorrebbe affrontare l’emergenza che più emergenza non si può, quella del cambiamento climatico.
Di sicuro lo scenario sarebbe molto più adatto a un vertice internazionale sull’ambiente, piuttosto che alla ridda di temi che ormai ognuno degli esponenti della maggioranza sostiene di voler sollevare al summit. Anzi: «Non sarà un summit, ma un semplice seminario», minimizza il capo dei deputati rifondatori, Gennaro Migliore. Anche lui, come Pecoraro Scanio e Mastella, campano e quindi di casa. «Tipica riunione di check-up», parla aziendalista il sottosegretario D’Andrea. Ma sono ormai in tanti ad attendersi, se non il flop, la semplice «passerella di buoni intenti», come teme il dipietrista Pedica. Per non parlare dell’opposizione, che già sente nella kermesse il sapore della «sceneggiata» (l’azzurro Paolo Buonaiuti). «Si sta lavorando più sul lato mediatico che su quello dei contenuti che, a dispetto delle luci dei riflettori, rimangono decisamente oscuri», dice pane al pane il senatore verde Mauro Bulgarelli. «A Caserta si rischia il teatrino», ammette con consueta onestà Peppino Caldarola, deputato ds e sagace fustigatore dei costumi decadenti dell’ulivismo.
Spietata l’analisi caldaroliana: «C’è una straordinaria confusione che non credo il conclave di Caserta possa risolvere - spiega -. Mi pare essere un evento molto debitore di un effetto mediatico, quando le forze politiche hanno bisogno di idee e fare proposte, cercano luoghi più riservati di una reggia, e senza un clamore accompagnato tra l’altro più da un tintinnare di sciabole che da un fermento di idee...». Come dare torto all’ex direttore dell’Unità, quando ci sono già concreti segnali di un can can mediatico senza precedenti? L’ha annusato come sempre quella cara vecchia volpe di Pannella, che nel caos di temi annunciati per la discussione in Reggia, ci ha infilato di soppiatto anche un improbabile rilancio della sua Rosa nel Pugno. Così persino il «comunista dei lavoratori» Marco Ferrando, ex rifondatore, approfitta del battage per sferrare l’attacco: «Loro vanno alla Reggia di Caserta, noi davanti alle fabbriche».
Non sarà propriamente una gita di piacere. Il ministro Fabio Mussi si accontenterebbe «di un po’ di chiarezza sulle priorità», mentre l’altro leader della sinistra ds, Cesare Salvi, è già certo che «Caserta non produrrà la svolta necessaria». Però è vero, come dice Pecoraro Scanio, che sulla convention casertana si sono affollate «troppe aspettative». Ultimativa come tutte le donne timide, la sua collega ministro Emma Bonino invece addirittura «non ha nessuna aspettativa». Sicura che «non occorre una lista della spesa delle riforme, perché ne abbiamo già due in Parlamento superbuone, quella di Bersani e quella della Lanzillotta». Eppure «non vengono calendarizzate perché una parte della maggioranza ha detto che non se ne parla». Il problema, insiste, sono «i rapporti all’interno della maggioranza».

Allora sarebbe forse meglio ricorrere al repertorio della sceneggiata, al solito D’Alema come Isso, al Rutelli Essa e al Fassino ’O Malamento. E Prodi? Per la prima volta terrà il Consiglio dei ministri in Campania, vantano i suoi. Errore: successe a Salerno nel ’44, quando Roma era occupata dai nazisti. A presiedere fu il maresciallo Badoglio.

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