Salvatore Trapani
da Cannes
Stagioni d'amore, al ritmo delle stagioni stesse in Les Climates (I Climi) del regista e attore turco Nuri Bilge Ceylan, in concorso a Cannes. Già vincitore con Distant (2003) del Premio della giuria e della Palma come migliore interprete. Anche quest'ultimo lavoro Ceylan è in odore di premio, complici anche una fotografia di rara finezza e la musica commovente.
Un uomo indeciso è felice e infelice per le stesse identiche ragioni. In estate, mentre è in vacanza in Anatolia con la sua compagna, si accorge di non amarla più. Il suo silenzio da atavico si fa offensivo, smette di guardarla e di cercarla. Finché non le dichiara la morte dei sentimenti. Per niente sorpresa, ma arrabbiata, lei tenta di ucciderlo e di uccidersi, tappandogli gli occhi sulla Vespa, fra tornanti a strapiombo. Si salvano per miracolo. Arriva l'autunno e nell'uomo si accende l'anelito d'amore, ma ne cerca soddisfazione in una vecchia fiamma (Nazan Kesal), lasciata in egual modo e con la quale aveva condiviso un'intimità piena di passione. Riottiene quanto desiderato, ma in breve - con l'arrivo dell'inverno - torna quella strana insoddisfazione, cui segue un altro abbandono. L'autunno cede così il passo all'inverno e lui si reca tra le montagne del nord per ricercare la donna abbandonata in estate, impegnata a girare un film. Ammette le proprie colpe promettendole un futuro certo e roseo. Lei si fida senza riserve, ma questo altro tentativo fallisce nel breve arco di una notte: al mattino lui ha già smesso di parlare e di guardarla. E per lei torna a essere tutto lampante. Bilge Ceylan ha costruito il suo film secondo il modello francese: lunghi silenzi, espressività e sensualità oltre ogni dialogo.
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