Scappato dal carcere nel 1979 dopo una condanna a morte per omicidio, ha passato gli ultimi anni in una capanna sperduta in mezzo al Colorado. Riconosciuto casualmente da un tatuaggio è stato ammanettato. «Quando l'abbiamo dichiarato in arresto - ha raccontato uno dei poliziotti - ha cambiato espressione».
La storia di Frederick Barrett, 60 anni, inizia nel 1971 quando insieme a un'altra persona mai identificata faceva l'autostop in Florida. Si fermò un gentile italo americano, Carl Ardolino, che per tutto ringraziamento venne picchiato, soffocato e tenuto infine con la testa sott'acqua fino a farlo morire. Barret venne individuato, arrestato, condannato a morte e rinchiuso nell'Union Correctional Institution di Raiford, piccolo centro non distante da Jacksonville, la città più popolosa della Florida situata sulle rive dell'oceano Atlantico. Da qui riuscì a scappare per ben tre volte: le prime due venne ripreso la terza invece sparì nel nulla. Era l'agosto del 1979, approfittando di un black out che aveva lasciato senza energia elettrica l'intero complesso, Barrett di notte scavalcò le tre recinzioni del carcere e da allora non si ebbe più notizia di lui.
Fino a qualche giorno fa, quando alcuni ranger del Colorado andarono a bussare a una piccola capanna nei pressi di Montrose, circa 200 miglia a sud ovest da Denver, nel cuore del selvaggio stato americano. Uno dei ranger, mentre gli parlava del rischio incendi in quella località, notò il tatuaggio sulla mano e chissà come si ricordò di quel vecchio evaso. Rientrato in ufficio si è messo in contatto con il responsabile dell'ufficio del «marshall» del Colorado che, verificato come il tatuaggio fosse effettivamente uguale a quello del ricercato, e ha poi proceduto all'arresto.
Barrett che in questi anni ha usato il nome di «Neil Meltzer» non ha voluto dire come sia sopravvissuto in tutti in questi anni. Non è nemmeno chiaro quando sia arrivato a Montrose, anche se di sicuro le prime notizie «dell'uomo della capanna» risalgono almeno al 1994.
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