da Milano
Gli economisti gettano acqua sul fuoco, ma il crollo della fiducia dei consumatori americani nel mese di settembre è una spina in più nel fianco dellamministrazione Bush, già al centro delle polemiche e al minimo dei consensi per la gestione dellemergenza durante luragano Katrina.
Proprio la scia di morte e i danni miliardari provocati dalla «tempesta perfetta» sono allorigine della débâcle subita dalla consumer confidence: 86,6 punti, uno strappo che ha allontanato lindice da quota 105,5 di agosto in un modo così violento come mai era successo negli ultimi 15 anni. Allora, alla Casa Bianca cera Bush senior e leconomia era soffocata dalla recessione. Oggi il quadro congiunturale è migliore, ma qualcosa non va. E quel qualcosa sono gli alti prezzi del petrolio, schizzati ai massimi storici proprio in concomitanza con il passaggio del ciclone sugli States. Lo stesso Bush ha invitato lunedì gli americani a usare lauto solo in caso di necessità, un suggerimento inedito per un Paese come lAmerica. Il ridotto potere dacquisto determinato dai rincari dellenergia ha reso più insicuri gli americani sia sul futuro (lindice sulle condizioni delleconomia nei prossimi sei mesi è sceso da 93,3 a 71,7 punti), sia sulle prospettive occupazionali, con il 25,4% degli americani (contro il 23,1% di agosto) convinto che sia difficile trovare un lavoro.
Secondo gli economisti non è ancora possibile stabilire se un calo così vistoso della fiducia potrà impattare sui consumi privati, il «motore» da cui dipendono i due terzi del Pil americano, anche se il mancato ridimensionamento dei prezzi petroliferi potrebbe costituire in prospettiva un sicuro freno alle spese private.
Improbabile, comunque, che il peggioramento di umore da parte dei consumatori possa indurre la Federal Reserve a osservare una pausa nel processo di rialzo che ha portato il costo del denaro al 3,75% dopo lundicesima stretta consecutiva. In un discorso tenuto ieri a Chicago, il presidente della Fed, Alan Greenspan, non ha citato gli effetti degli ultimi uragani in Usa e si è limitato a dire che negli ultimi anni leconomia statunitense ha reagito «in modo ragionevole» allimpatto del rialzo del prezzo del greggio grazie a «un'acquisita crescente flessibilità».
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