Usa-Ue, intesa possibile su prosciutti e patate

Verso uno scambio di concessioni per sbloccare la trattativa sulla difesa dei prodotti alimentari

Usa-Ue, intesa possibile su prosciutti e patate

da Milano

Se gli Stati Uniti accetteranno la Dop (Denominazione di origine protetta) del Prosciutto di Parma, l’Unione europea accetterà la patata dell’Idaho o il caffè della Colombia. Detta così fa sorridere, ma dietro questa proposta avanzata da Bruxelles si nasconde qualcosa di più serio: un’apertura che potrebbe portare alla soluzione di un contenzioso con il Wto che accusa l’Ue di rendere troppo onerosa e difficile l’iscrizione delle denominazioni di Usa e Australia.
Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, l’Ue protegge 150 formaggi, 160 carni tipiche, 150 frutti freschi e conservati, 80 tipi di olio di oliva, ma non ha registrato alcun tipo di alimento straniero. La prima richiesta di registrazione di una denominazione è arrivata comunque non dagli Usa (che sono la nazione più combattiva nel difendere i propri prodotti alimentari), ma dalla Colombia a protezione del proprio caffè. Ma Bruxelles non ha ancora preso una decisione e ha chiesto più informazioni a Bogotà.
Così ora i ministri europei discuteranno le modifiche avanzate dalla Commissione per venire incontro alle richieste del Wto. Una decisione dovrebbe essere presa entro aprile di quest’anno. In sostanza l’Ue potrebbe cambiare la legge che ora protegge 720 denominazioni di origine di cibi europei, togliendo (forse) anche un punto controverso, contestato dagli altri Paesi, ma difeso dai produttori europei: che se un Paese extra Ue vuole la protezione dei suoi prodotti, deve garantirla in casa sua anche a quelli Ue. Un «do ut des» minimo, che rischia però di saltare. E resta da vedere come reagiranno i produttori italiani, tedeschi, francesi o di qualsiasi altro Paese Ue che si vedessero arrivare le patate dell’Idaho con denominazione protetta, ma non potessero difendere i loro formaggi e prosciutti o i loro vini.


Più facile da superare potrebbe essere la clausola che impone che a presentare la richiesta di registrazione della denominazione di origine non debbano essere i governi, ma i produttori: «Non ci sarà più bisogno anche delle garanzie di qualità presentate dalle autorità di mercato locali» ha affermato un portavoce della Commissione europea.
Naturalmente Usa e Ue affermano di essere vicini a una vittoria nella contesa: di fatto si potrebbe andare finalmente verso una reciprocità di trattamenti tra le due sponde dell’Atlantico.

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