Valeria Valeri commuove con «Mamma Rosa»

Giovanni Antonucci

La nostra scena è dominata da spettacoli con un solo interprete, con i rischi che si possono immaginare. Rischi evitati solo quando l'interprete è di gran talento. È il caso di Valeria Valeri che, al Piccolo Jovinelli di Roma recita Oscar e la dama rosa di Eric Emmanuel Schmitt, adattato da Oliviero Corbetta. Drammaturgo francese molto fortunato nel suo paese ma assai presente anche sui nostri palcoscenici, l'eclettico Schmitt punta, questa volta, su un tema destinato a emozionare il pubblico: la leucemia, senza alcuna speranza di guarigione, di un bambino di dieci anni. Oscar vorrebbe conoscere la verità ma solo Mamma Rosa, una donna anziana che assiste i malati terminali, riesce a parlargli con coraggio. Gli suggerisce di scrivere ogni sera una lettera a Dio, che corrisponda a dieci anni della vita di Oscar. Scriverà dodici lettere (vivrà così fino a centoventi anni!) per raccontare le fasi di un'intera vita, l'adolescenza, il matrimonio con una paziente dell'ospedale in cui è ricoverato, la rottura e la pace con i genitori, la guarigione. Schmitt è abile a mettere insieme la malattia terminale di Oscar con aperture religiose e metafisiche che danno un maggiore spessore al testo.

Oscar e la dama rosa vive essenzialmente sull'interpretazione di un'attrice del talento, dell'umanità e della simpatia di Valeria Valeri. La sua Mamma Rosa è indimenticabile, vissuta con una verità, una sincerità e una misura che è raro vedere sui nostri palcoscenici.

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