A Vancouver i parenti sono di casa

Dna e talento: dai fratelli Moelgg ai cugini Fill e Karbon, alla figlia d’arte Brignone. Di parentele celebri, insomma, la storia dello sport invernale è piena: ma i Giochi di Vancouver sembrano diventati il trionfo delle teorie di Mendel sulla genetica

In principio furono Gustav e Roland Thoeni, cugini di Trafoi che rappresentavano più o meno metà della famosa valanga azzurra dello sci. Qualche anno dopo gli Usa risposero con i gemelli Phil e Steve Mahre, bravi a superare le porte dello slalom ma anche a scambiarsi di posto negli ordini di partenza a seconda delle condizioni di forma di ciascuno: tanto nessuno era in grado di individuare chi fosse Steve e chi Phil.
Di parentele celebri, insomma, la storia dello sport invernale è piena: ma i Giochi di Vancouver sembrano diventati il trionfo delle teorie di Mendel sulla genetica. Cugini, fratelli, figli di: e per non farsi mancare niente anche mariti e mogli, che con il dna c’entrano poco ma con le vicende familiari sì. Il gene declinato all’agonismo in Canada, dove le Olimpiadi invernali stanno per cominciare, rende il grande circo bianco una Dynasty tutta da scoprire, perché a volte capita anche che i parenti siano in competizione tra loro.
Nessuno è esente: a partire dall’Italia, che tra i suoi 109 azzurri propone doppioni tutt’altro che casuali. Ci sono i fratelli Manfred e Manuela Moelgg che nello sci alpino portano avanti i colori speciali di San Vigilio di Marebbe, la splendida cittadina delle Dolomiti innamorata dei suoi campioni. Non è immune da parentele agonistiche nemmeno Peter Fill, tra i primi a mettere gli sci qui in Canada nella libera, al rientro dopo un infortunio al ginocchio che aveva messo a rischio i suoi Giochi fino a meno di un mese fa: sua cugina è Denise Karbon, icona della formazione rosa che spera un giorno di tornare valanga. Alla vigilia dei Giochi un brutto incidente in coppa del mondo ha invece separato le Fanchini: Nadia, sfortunata, è finita ko e a Whistler gareggerà solo sua sorella Elena. Osservata speciale è un’esordiente di buona famiglia, 19 anni e un cognome che non tradisce appieno le sue origini: si chiama Federica Brignone, ma sua mamma è quella Ninna Quario che alla fine degli anni ’70 faceva volare l’altra metà del cielo delle nevi. Parenti eccellenti, anche se ormai ex atleti, per la stellina del ghiaccio, Carolina Kostner, cugina della sciatrice Isolde, e per Giorgio Di Centa, due ori a Torino, portabandiera a Vancouver e fratello di Manuela, altra ex grande del fondo azzurro. Nello slalom donne gareggia Chiara Costazza, il tecnico si chiama Stefano Costazza. Non saranno consanguinei? Ovviamente sì, cugini. E Fabio e Renato Pasini cosa condividono oltre alla specialità (il fondo)? I genitori, che non è poco. Tra cognomi che si ripetono e amori di lungo corso quelli in scena sulla neve di Vancouver sembrano quasi Giochi di famiglia. Infatti anche all’estero non scherzano, tutt’altro: la prova è nella scelta matrimoniale del norvegese Ole Einar Bjoerndalen, il campione di biathlon più titolato della storia.

Sua moglie, biathleta anche lei, si chiama Nathalie: è una delle sorelle Santer, un’altra dinastia dello sport azzurro. Ma almeno qui il conflitto di interessi nel medagliere è evitato: a Vancouver nessuna delle Santer sarà in gara.

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