Varsavia e Istanbul ridisegnano l’arte

All’inizio del ’900 tutti gli artisti volevano vivere a Parigi. Dalla metà degli anni ’50 in poi New York è diventata la capitale del nuovo. Infine è venuta Berlino, patria dei giovani di tutto il mondo. Oggi il panorama è radicalmente mutato. Tra le due date simbolo dell’incertezza del nuovo millennio - l’attentato al WTC del 2001 e il crollo economico-finanziario nel 2008 - quello che prima si leggeva semplicemente come effetto della globalizzazione ha invece portato un vero e proprio terremoto nei confini dell’arte, sovvertendo i rapporti tra centro e periferia, ridisegnandone altresì la geografia. Protagonisti sono, non a caso, quei luoghi che hanno «capito» la crisi, hanno preso le misure e sono tornati a correre. Mentre la vecchia Europa tenta faticosamente di mantenere le posizioni, per non parlare dell’Italia incancrenita sul proprio passato e incapace di guardare al nuovo, troviamo esplosioni di novità in quegli stati e quelle città dell’ex Est comunista che un tempo noi occidentali deridevamo perché simboli della burocrazia e del grigiore balcanico.
C’è un episodio emblematico di questo sorpasso. Alla Polonia e all’Ucraina viene affidata l’organizzazione dei campionati europei di calcio 2012, perché considerate più affidabili dell’Italia. Se si guarda al mondo dell’arte, la Polonia insieme alla Turchia è la nazione in cui maggiormente si è investito nel sistema di musei, spazi off, gallerie, residenze per artisti, festival... Varsavia appare come un cantiere in movimento in cui si respira un’atmosfera frizzante, dove si sta lavorando al nuovo MoMA, che ha attratto diversi curatori di casa nostra stanchi dell’immobilismo italico, come Fabio Cavallucci, direttore del centro per l’arte contemporanea nella capitale polacca, e Dobrila Denegri, direttrice al Center of Contemporary Art di Torun. Perché in Polonia non c’è solo Varsavia, ma anche città minori come Breslavia dove è stato inaugurato un avveniristico museo dentro un bunker antinazista.
Istanbul è sede della Biennale più “cool” e interessante d’Europa nel segno della gioventù, se si pensa che la presidente dell’istituzione ha 34 anni ed in carica da 4, cosa da noi del tutto impensabile. Lo spazio espositivo sorge di fronte all’Istanbul Modern, aperto nel 2005, vero e proprio quartier generale dell’arte affacciato sul Bosforo. Ad ogni edizione si registra uno straordinario fermento “off” (quella attuale è aperta fino al 15 novembre) tra nuove gallerie, locali, negozi di design, concept store modernissimi, specchio di un Paese a cui entrare nell’euro interessa sempre meno. In Istikal, la strada più commerciale e turistica, si affacciano altri spazi nuovi, come Salt, Arter, entrambe fondazioni private, oltre al Misir Apartment, un palazzo intero occupato da gallerie in stile newyorkese.
Il mondo nuovo dell’arte europea confina con l’oriente, lambisce il Mediterraneo espandendosi fino in Israele, altra realtà emergente che non a caso rivela alcuni tra i migliori artisti del momento, e in Marocco, soprattutto a Marrakech, dove non esiste ancora un sistema ma c’è comunque una fiera molto interessante e diversi spazi fashion attratti dalla straordinaria way of life della città magrebina. A Tel Aviv invece, oltre a registrare il raddoppio del Museum of Art, che aprirà a fine ottobre e su cui sono stati investiti oltre 15 milioni di dollari, interi quartieri hanno cambiato faccia proprio grazie all’intensa spinta creativa, come Neve Zedek che ospita decine di nuove gallerie tra cui quella dell’italiano Ermanno Tedeschi.
Faremmo un torto non segnalando l’emergente Belgrado e non soffermandoci a Tallin, in Estonia, capitale della cultura europea nel 2011, classificata come una delle città più vivibili al mondo e quasi interamente “free wirless”; al KUMU Art Museum è stata allestita «Gateways: Art and Networked Culture» dedicata all’arte dei nuovi media, la mostra più avveniristica e futuribile dell’anno.
Ad Ovest niente di nuovo? Qualcosa bolle in pentola, ma non è più il tempo di magnificare i Frac francesi o le Kunsthalle tedesche. Meglio visitare la piovosa Scozia, soprattutto Glasgow e il Riverside Museum progettato da Zaha Hadid, e la verde Irlanda, in particolare Dublino, che si candida quale nuovo centro emergente per l’arte contemporanea del nord Europa. A fine ottobre chiuderà «Terrible Beauty.

Art, Crisis, Change and the Office of No-Compiance», installata all’Earlsfort Terrace e in altri luoghi della città, la più importante mostra mai realizzata con un investimento economico molto importante: segno evidente che cultura e arte «tirano» molto, soprattutto dove rappresenta ancora una novità.
(1-continua)

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