Del Vecchio, lo 007 al centro degli intrighi

«Mi chiamo Del Vecchio, Fausto Del Vecchio. Sono funzionario della presidenza del Consiglio, in forza ai servizi di sicurezza». Così, con una formula alla James Bond, si presentò lo 007 Del Vecchio ai magistrati che indagavano su tre egiziani, presunti terroristi islamici poi scagionati dalle accuse. Sul suo conto l’ipotesi che potesse essere lui il misterioso «dottor Fausto», il superagente che nel 2001 avrebbe offerto collaborazione ai presunti kamikaze in cambio di informazioni. Sospetti finiti poi nel nulla, con un’archiviazione. Ma non è stata l’unica volta che l’ex agente Sisde Fausto Del Vecchio, uno degli ufficiali presenti alla cena di Tonino e Contrada quel 15 dicembre ’92, è stato tirato in ballo in vicende poco chiare. Quella più complicata porta a Potenza e all’inchiesta «Somaliagate» del pm Henry John Woodcock, sulla presunta rete di truffatori che estorcevano denaro a imprenditori millantando rapporti con servizi segreti e organizzazioni internazionali.
Nel 2006 il gip di Potenza dispose l’arresto per Del Vecchio, con l’accusa di aver informato Massimo Pizza (nome in codice «Polifemo», il principale indagato nell’inchiesta) circa le domande sul suo conto fatte dal pm ai servizi segreti. Pizza lo tirò direttamente in causa in un interrogatorio, dove aveva parlò di operazioni «farlocche, gonfiate» dei servizi segreti, perché «se ne vanno un sacco di soldi, tanti», che finiscono nelle tasche degli agenti verrebbero da fondi riservati, a cui si attinge senza controlli. Fausto Del Vecchio quando era nel Sisde - spiegò «Polifemo» -, aveva «un tenore di vita sui 25-30mila euro al mese». Tutte accuse da verificare, da ben cinque anni Del Vecchio attende giustizia.
L’ex 007, commensale di Contrada e Tonino in quel vecchio scatto, è finito anche nel processo Fortugno (il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria assassinato a Locri nell’ottobre 2005), ma solo nelle vesti di testimone sentito dalla Procura, chiamato in causa dall’ex poliziotto Francesco Chiefari, che parlò di Del Vecchio come di un suo informatore. Più complessa invece la vicenda, collegata ancora a Chiefari - finito agli arresti con l’accusa di strage, porto e detenzione di esplosivo e tentata estorsione - che riguarda le bombe del dicembre del 2006 in due ospedali a Locri e a Siderno, dove lavorava il fratello di Fortugno. L’ex poliziotto fu accusato di aver agito «in concorso con soggetti allo stato non identificati», e nel registro degli indagati finì proprio Del Vecchio. A insospettire gli inquirenti il fatto che un anonimo informatore aveva avvisato l’ospedale di Siderno della presenza dell’ordigno. Analizzando i tabulati si risalì al cellulare di Del Vecchio.

Quasi che l’ex 007 - questa l’ipotesi avanzata - fosse d’accordo con Chiefari, magari nella speranza di accreditarsi nuovamente come investigatore. Ma il castello di accuse è crollato e tutto è finito con un’archiviazione.

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