La Venere nera di nuovo in tribunale

La Venere nera, i diamanti insanguinati e un ex presidente accusato di crimini di guerra sono gli elementi perfetti per accendere i riflettori dei media. Prima dell’apparizione di ieri, sul banco dei testimoni, della super modella Naomi Campbell a nessuno fregava un granché del processo in corso a L’Aja presso la Corte speciale per la Sierra Leone. Charles Taylor ex capo di stato della Liberia deve rispondere di stupri, mutilazioni, schiavitù sessuale e arruolamento di bambini soldato. Crimini di guerra perpetrati nel suo Paese e nella vicina Sierra Leone, che hanno causato 250mila morti.
L’arrivo della Naomi internazionale, famosa per il suo carattere intrattabile, ha mobilitato i media, soprattutto anglosassoni. Tutti i posti per la stampa in aula ed in una saletta apposita erano esauriti. E all’esterno il tribunale appariva circondato da telecamere e paparazzi. Una delle donne più fotografate al mondo è riuscita ad ottenere di non farsi riprendere mentre arrivava ed usciva dalla Corte, ma la sua deposizione era necessariamente filmata.
Tailleur color crema, capelli pudicamente raccolti e ciondolo scaccia spiriti al collo, la Campbell sembrava per una volta quasi una persona seria di fronte ai giudici.
«Dormivo e un bussare alla porta mi svegliò» ha raccontato la modella inglese di 40 anni. Si riferiva alla notte dopo la cena offerta da Nelson Mandela in Sud Africa nel settembre 1997. Una foto ricordo ritrae una decina di invitati assieme al leader della lotta all’apartheid. Accanto a Mandela, in una specie di divisa in stile maoista, c’è Taylor eletto un mese prima presidente della Liberia. Al suo fianco, sorridente e smagliante in abito da sera, si vede Naomi. Secondo alcuni testimoni la regina delle passerelle avrebbe flirtato con Taylor tutta la sera, ma lei smentisce seccamente di esserci mai andata a letto. Poche ore dopo, però, due uomini bussarono alla sua porta di albergo. «Mi diedero un sacchetto, dicendo: “Un regalo per te”», ha raccontato la Campbell alla corte. «Tornai a letto e nel sacchetto guardai la mattina seguente. Vidi poche pietre, piccole, sporche pietruzze». Le due o tre sporche pietruzze erano diamanti grezzi e «insanguinati», secondo l’accusa. Taylor sarebbe venuto in Sud Africa con un bel po’ di quei diamanti estratti dai tagliagole del Ruf, il gruppo ribelle della Sierra Leone, che amava tagliare le braccia alla gente. Il procuratore de L’Aja sostiene che il presidente della Liberia utilizzasse i diamanti per comprare armi sudafricane da destinare ai ribelli del Ruf alimentando la mattanza in Sierra leone.
«Sono abituata a vedere i diamanti in una scatola... Se qualcuno non mi avesse detto che erano diamanti, non lo avrei mai saputo» ha sostenuto davanti Naomi in versione oca giuliva. La mattina dopo la modella raccontò tutto all’attrice Mia Farrow, pure lei presente alla cena da Mandela e alla sua ex agente.
La modella giura di aver dato subito le pietre preziose in beneficenza all’associazione caritatevole Nelson Mandela per i bambini dell’Africa. Il direttore dell’organizzazione, però, nega.
La star delle passerelle finora aveva smentito di aver ricevuto il «regalino». Poi non voleva testimoniare temendo ritorsioni o pubblicità negativa. In aula ha detto che giudica tutta la faccenda «un terribile inconveniente». E sostiene di aver appreso da internet che Taylor fece massacrare migliaia di persone.
Alla Venere nera è stata garantita una protezione e trattamento da super testimone. Oltre ad una copertura mediatica senza precedenti con firme del giornalismo di moda che si occupavano addirittura del tipo di sandali, poco glamour, che Naomi portava in aula.


La stessa attenzione mediatica non è stata riservata ai testimoni con le braccia mozzate o alle donne stuprate per giorni, vittime di Taylor e amici, quando sono venuti coraggiosamente a deporre.
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