Venezia, Alexander Sakurov presenta Faust Un film sul potere, in bilico tra Mann e Goethe

Il genio russo realizza un film sulla figura mitologica del Faust. Unico rimpianto, non essere riuscito a girare alcune scene in Vaticano per il costo eccessivo

Venezia, Alexander Sakurov presenta Faust 
Un film sul potere, in bilico tra Mann e Goethe

"Volevo girare in Vaticano. E’ l’unico rimpianto", dice il regista di Faust, Alexander Sakurov. Protagonista il mefistofelico Johannes Zeiler, miglior volto non si poteva trovare per rappresentare un Faust medioevale. L’attore di grande bravura rappresenta una figura mitologica nella stessa misura in cui un Hitler-Lenin (le due opere che hanno composto la trilogia iniziata con Taurus e Il sole, rappresentano l’ambizione, lo strumento nel male in un mezzo comune con cui convivere, ma a differenza dei personaggi del XX secolo, questo Faust ha un suo "protopipo storico", un certo George Faust, vissuto nell’Alto Medioevo.

Il regista russo non cerca la sua libera interpretazione e lo fa copiendo una certa libera invenzione tra la felicità, le tentazioni, il grande peso della morale della vita stessa. "E’ difficile distinguere l’abiezione dalla bontà, almeno attraverso una pellicola e un testo complesso quanto curioso e il Faust è mitologia quanto lo sono Hitler o Lenin", stando alle parole del regista "è difficile distingure personaggi del XX secolo da Faust, bisogna viverlo come un uomo. Il potere non è divino, può essere anche mediocre, è una routine difficile da confessare", spiega lo stesso regista. Nulla cambia nella vita, il male e il bene rimangono ancora due confini ben precisi.

Ma che potere ha l’uomo? L’uomo ha poteri divini? Perché c’è l’ingiustizia e nella vita i delitti rimangono impuniti? La vera malattia di questi tempi è il denaro? No, a quanto pare stando al film la vera malattia è il progresso. In effetti, come in altre sue opere, come “L’Arca russa” si evoca un passato pre-sovietico, che l’autore può avere vissuto solo nei racconti di qualche familiare, anche se ha assaggiato il regime perché è nato nel 1952 (i suoi documentari vennero censurati e lui grazie a Tarkowkj se ne andò in esilio. Stando alle critiche, Putin avrebbe detto del film che il lavoro era “l’espressione dell’ingegno russo”.

Il set distava 100 kilometri da Praga e una scena è persino ambientata in Islanda i cui vulcani hanno paralizzato il traffico aereo negli ultimi due anni. Anche gli altri film sono sati ambientati in Germania e in Giappone con studi a Sanpietroburgo. Mi ripeto, ma per “Faust” erano previste delle scene in Vaticano: “è stato solo un problema di costi, se no sarebbe stata fattibilissima la cosa. Il film, con le musiche di Strauss è costato 8 milioni di dollari, molto è stata curata la fotografia. Il regista avrebbe cosparso il fil di odore di cioccolata, ma tecnicamente ci sono stati dei problemi.

Ma da chi il genio russo avrà preso maggiormente spunti? Da Goethe o da Mann? In realtà da tutti e due e da nessuno. Di questo Sokurov ne va fiero. “Ho voluto accostarmi a grandi Maestri, ma ne è uscito un Faust inedito, con una tendenza più verso quello di Goethe. Il mio ideale era quello di unire i due Faust, ma non è stato possibile. Avrei potuto realizzare con il cinema una trilogia, ma era troppo ambizioso e ho rispetto di due grandi mostri sacri. La nostra anima è in costante pericolo, ma di questo pericolo noi abbiamo prodotto un nuovo uomo”. Ciò che ne esce è molto di più di un gracile uomo contemporaneo, ma tutta la grandezza della storia dell’umanità.

Il capitolo conclusiva lascia intendere che la forza del cinema è troppo gracile rispetto a un tema così grande come quello dell’anima umana.

La “biografia” di questo ultimo dittatore, saà presentato il giorno 8 settembre e sono in tanti a scommettere che tra i fil in concorso non passerà di certo inosservato. Parola di Faust o del suo protagonista. Entrambi si assomigliano.

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