Ventiquattro anni per una stazione inutile

Daniele Petraroli

Il 15 ottobre rimarrà una data a suo modo storica per i cittadini di Monteverde. È stata aperta (anche se un po’ in sordina dato che l’inaugurazione ufficiale prevista per mercoledì 18 è saltata a causa dell’incidente alla metro A del giorno prima) la stazione Quattro Venti, lungo l’omonimo viale, dopo quasi 24 anni di lavori.
Un’opera mastodontica, dunque, che permetterà ai residenti un più semplice collegamento, in particolar modo, con la metro B. Passaggi ogni otto minuti nelle ore di punta e ogni quindici nel resto della giornata. Dotata di moderni impianti tecnologici di sicurezza, la fermata realizzata da Rfi (Rete ferroviaria italiana) si sviluppa su quote differenti. Due gallerie, una a meno diciotto metri (direzione Ostiense) l’altra addirittura a meno quaranta metri in direzione Viterbo. È stato completato così il raddoppio della linea FR3 fra Cesano e Ostiense, realizzando un sistema ferroviario a quattro binari fra quest’ultima e San Pietro.
Veniamo, proprio a questo proposito, alle dolenti note. Tralasciando il ritardo di tre mesi nell’inaugurazione prevista a luglio (cosa sono tre mesi in confronto ai 24 anni che ci sono voluti per realizzarla?), tralasciando anche il fatto che gli spazi esterni sono ben lontani dall’essere stati completati e lo saranno, pare, tra un mese (anche se Veltroni ha già tagliato il nastro di uno dei parcheggi lo scorso maggio), la domanda che ronza nella testa è un’altra. E cioè, un’opera di queste proporzioni e questi costi (87 milioni di euro l’enorme spesa totale) serviva a Roma? Già, perché è questa la vera incognita. La stazione Quattro Venti servirà d’ora in poi una e una sola linea ferroviaria, proprio quella linea FR3 che collega la capitale con Cesano prima e con Viterbo poi. Il treno dei pendolari. Che, al massimo, può servire il trasporto verso Roma nord (dalla Balduina a La Storta per intenderci) ma che certo non risolve gli annosi problemi di mobilità di Monteverde. O, come detto, può essere utilizzata come collegamento alternativo con la linea B della metro a Piramide. Alternativo e non principale, però.
Peccato infatti che gli unici mezzi di trasporto pubblico che funzionano in tutta la zona abbiano come passaggio obbligato proprio Piramide. Stiamo parlando del 75, linea autobus «storica» di Monteverde, del 719 e del tram 3 che parte sì dalla stazione Trastevere ma che è ben coadiuvato dall’altro tram, l’8, che percorre l’intera circonvallazione Gianicolense. Per il momento, dunque, come conferma chi ci lavora, la stazione viene utilizzata da pochissimi utenti, anche se questo potrebbe dipendere in parte dalla poca pubblicità data all’apertura.
Altro quesito riguarda la ferrovia Roma-Pisa che utilizza un’altra galleria che corre sotto la stazione Quattroventi. Non è previsto né ora né mai possa fare tappa lì. Anche perché ad appena 500 metri sorge il ben più importante snodo ferroviario di Trastevere.
Ma come mai ci sono voluti ben 24 anni e la cifra di 160 miliardi di lire? La risposta va cercata nel terreno di cui è fatta la collina. Completamente sabbioso, gli scavi sotto una falda acquifera sono stati complessi. La stazione, la cui costruzione è cominciata nel ’98, sorge poi nel punto peggiore, sopra un ammasso di sabbie fini. A inizio anni Ottanta lungo viale dei Quattro Venti il treno Roma-Pisa correva a cielo aperto, una ventina di metri sotto il livello stradale.

Dopo 25 anni quella cavità è stata riempita di terra con una «modica» spesa di 87 milioni di euro. Tutto per aggiungere la quindicesima fermata all’interno di Roma di una linea per pendolari ad appena 500 metri da un’altra. Ripetiamo: ne valeva la pena?

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