L’Iran ha già una bomba atomica innescata. La centrale nucleare di Bushehr, funzionante dal 10 settembre, è talmente insicura da poter provocare «un tragico disastro per l'umanità». Lo rivela il Times di Londra pubblicando un allarmato documento, che sarebbe stato scritto da un esperto dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana. Secondo il rapporto esiste «un’alta probabilità», che il primo reattore iraniano possa provocare una nuova Cernobyl o Fukushima.
Il motivo è semplice: l’impianto di Bushehr ha visto la luce dopo 35 anni di travaglio, con «tecnici di seconda classe», secondo il rapporto pubblicato dal Times. Il risultato sarebbe una specie di Frankenstein nucleare piazzato sul Golfo Persico, in una delle aree sismiche più attive al mondo. Per non parlare dei piani israeliani di bombardare il programma nucleare iraniano.
«L’autenticità del documento (che lancia l’allarme, nda) - scrive il Times - non può essere verificata, ma gli esperti non vedono nessuna ragione per dubitare». La fonte che lo ha preparato viene giudicata «affidabile», quando denuncia che non c’è «alcun serio programma di addestramento» in caso di disastro atomico a Bushehr. Non a caso l’Iran si è rifiutato di firmare la Convenzione sulla sicurezza nucleare, che prevede rigide misure di prevenzione e controllo.
Il problema è che i lavori a Bushehr sono cominciati nel lontano 1975, ai tempi dello Shah. La commessa era stata affidata alla tedesca Kraftwerk Union, che abbandonò il campo quattro anni dopo con l’avvento al potere di Khomeini. Non solo: l’abbozzo di centrale messa in piedi dai tedeschi subì pesanti danni durante la guerra con l’Irak. Il documento reso noto dal Times rivela come le gabbie di contenimento in acciaio del reattore furono danneggiate da 1700 fori di schegge e proiettili durante i bombardamenti. Nel 1985 un Mirage iracheno lanciò addirittura un missile anti nave Exocet contro la centrale.
Solo negli anni Novanta il progetto fu ripreso incaricando alcuni tecnici russi. I nuovi arrivati volevano ricominciare daccapo, ma gli iraniani avevano già speso un miliardo di dollari e imposero di proseguire i lavori sui resti lasciati dai tedeschi. Lo stesso Centro studi per l’energia e la sicurezza di Mosca ha denunciato che nel progetto erano coinvolti «ingegneri con scarsa preparazione e personale con discutibile esperienza». Non a caso si sono verificati frequenti problemi con la qualità della costruzione e i tempi di consegna. L’aspetto peggiore è che i russi hanno dato vita a una specie di «innesto» del loro reattore, in una gabbia studiata per uno diverso. Gran parte degli 80mila accessori tedeschi erano obsoleti, danneggiati o senza manuali. I tecnici russi prendevano la trasferta, ben pagata, come «una vacanza», secondo la fonte del Times. Non è un caso che il reattore avrebbe dovuto essere in funzione già da un anno, ma lo scorso febbraio una vecchia pompa di raffreddamento tedesca ha ceduto. Dopo il disastro di Fukushima, il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha ribadito che a Bushehr «sono state applicate tutte le regole di sicurezza con gli standard più alti».
I vicini dell’Iran sono terrorizzati e non gli credono. Dal 10 settembre il primo reattore iraniano è in funzione e collegato alla rete elettrica con una capacità di 60 megawatt. «Ci dicono “fidatevi”», dichiara Sami Alfaraj del Centro per gli Studi Strategici del Kuwait. «Ma non esiste il concetto di fiducia in campo nucleare.
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