Tra i commenti sul megaraduno della Casa delle libertà, non è stato sottolineato a sufficienza quello che a me pare il tratto principale: in piazza ha manifestato con inedito vigore la buona Italia dal forte spirito bipolare. Gli italiani d'ogni estrazione sociale e regionale hanno simboleggiato fisicamente la volontà di consolidare la politica fondata su una chiara scelta di campo, con il centrodestra o con il centrosinistra, con il governo o con l'opposizione.
Agli spiriti più sofisticati questa netta contrapposizione potrebbe sembrare manichea. Forse c'è qualcosa del genere nelle vene profonde del nostro popolo, ma certo è che l'unità della piazza rivela qualcosa di più profondo: la radicata e diffusa preferenza per una politica scevra da barocchismi, per scelte non trasformistiche, vale a dire in favore di un bipolarismo istituzionale quale i politici non sono fin qui riusciti ad imporre.
Tale spirito del «popolo delle libertà» che potrebbe apparire sempliciotto, in realtà rispecchia fedelmente primarie esigenze politiche, sociali ed istituzionali. Non c'è democrazia liberale contemporanea che funzioni senza l'alternanza tra due schieramenti, l'uno genericamente riformatore con sfumature socialiste, e l'altro più o meno moderato-conservatore. Con la manifestazione di sabato è stato rinfocolato, poco importa se coscientemente o incoscientemente, tale spirito del nostro tempo.
Questa la ragione per cui la strategia terzista di Pierferdinando Casini è astratta, velleitaria e contraria alle nostre necessità politico-istituzionali. Il leader dell'Udc vuole ricostituire una forza di centro che non può avere alcun senso al di fuori della logica del bipolarismo. L'idea che possa esistere un «terzo polo», che si allei di volta in volta da una parte o dall'altra, è solo la nostalgia di un tempo che fu.
La Democrazia cristiana, che valeva da sola il 30-35% dell'elettorato, era essa stessa uno dei poli che fronteggiava l'altro rappresentato dal Pci. Ma quell'equilibrio necessario nel contesto della Guerra fredda e dell'impossibile alternativa di sinistra, è finito e non può più essere artificiosamente resuscitato. L'Udc ha certo il diritto e le qualità di una forza centrista di ispirazione democratico cristiana nel solco del laicismo degasperiano, ma si illude politicamente se pretende di schierarsi autonomamente e di giocare con ambiguità tra centrodestra e centrosinistra grazie agli interstizi della proporzionale.
Non so se vi sia alle porte un «Partito unico della libertà» o se si profili una forza federata come vuole Bossi. So però che due sono le condizioni per una democrazia matura che dovrebbero essere formalizzate nei meccanismi istituzionali. Primo, che alle elezioni vi siano due scelte politiche che permettano con il voto di decidere chi debba governare e chi debba stare all'opposizione. Secondo, che alla testa d'ogni raggruppamento vi sia uno ed un solo leader che simboleggi lo spirito di tutti coloro che si schierano da una parte.
È difficile dubitare che Silvio Berlusconi non incarni l'intero centrodestra esprimendone in pieno l'anima e il corpo come sono realmente vissuti nell'ultimo decennio.
m.teodori@mclink.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.