La villa di Posillipo del capitano della Nazionale Fabio Cannavaro è stata sequestrata dalla magistratura per alcuni presunti abusi edilizi, tra cui una piscina di 25 metri. A Canale d’Agordo, in provincia di Belluno, un’insegnante delle scuole medie appena andata in pensione ha inviato alle famiglie dei suoi ex alunni una serie di buste contenenti ciascuna otto euro e cinquanta: il costo dei libri dei compiti delle vacanze che, due anni fa, la prof aveva fatto acquistare. Non avendo mai ultimato la correzione di quei compiti, l’insegnante si è sentita in dovere di restituire la somma fatta spendere inutilmente.
Perché mettiamo queste due storie una accanto all’altra, è evidente. Insieme, formano il classico racconto che contempla, come da copione d’antan, un buono e un cattivo. Il buono è Cannavaro, al quale non mancano certo i soldi, le conoscenze e l’immunità conferitagli dal calcio (vera religione nazionale) e non si vede perché non debba costruire muretti e piscina anche dove ci sono i fastidiosi vincoli paesaggistici invocati da quei seccatori della Procura. La cattiva è la maestrina veneta, che pur se in pensione si ostina a continuare a fare la maestrina, e a segnare con la matita rossa e blu il confine tra onestà e menefreghismo. È talmente sfrontata, la signora Maria Giovanna Pampanin, che s’è pure sorpresa che il suo gesto sia finito sui giornali locali, raccontato non da lei ma da qualche incredulo genitore; e poi s’è negata alle interviste, non parla con i giornali e non è andata in tv. È ancora una di quelle persone che credono che quando si fanno certe cose la mano sinistra non debba sapere ciò che fa la mano destra.
In questo suo nascondimento la signora poi sta barando, perché gioca facile facile. La ribalta nel nostro Paese è riservata ai depilati e ai tatuati, a chi la fa franca e a chi lei non sa chi sono io, a quelli che «nessuno ti dà mai niente per niente» e a quelli che io sì che ho le mani pulite mica come gli altri, ai bancarottieri e agli ex terroristi. Nell’Italia dove chi non parcheggia il Cayenne sul marciapiedi è un barbone, la signora Maria Giovanna Pampanin ha il torto imperdonabile di ricordarci che c’è anche chi parcheggia l’Opel Agila dopo aver infilato le introvabili monetine nel parchimetro.
La sfrontatezza dell’insegnante rischia poi di diventare un caso internazionale e di crearci problemi con i cari vecchi alleati di sempre, gli Stati Uniti. Che cosa succederebbe se la notizia arrivasse oltre oceano? Mettiamo che qualcuno si metta a confrontare la pensione appena maturata dall’insegnante bellunese con le liquidazioni dei manager che hanno mandato in malora le grandi banche e l’economia mondiale; e che poi confrontasse anche il risarcimento volontariamente versato dalla Pampanin alle famiglie dei suoi ex alunni con il risarcimento moralmente dovuto (ma mai nemmeno sognato) ai risparmiatori rovinati dalla spocchia dei cocainomani di Wall Street.
Canale d’Agordo, il paese della Pampanin, è lo stesso di Albino Luciani, il Papa che sorrise solo per trentatré giorni ma che ci ha lasciato un profumo di bucato d’altri tempi. Undici anni fa, nel ventennale della morte di Luciani, andai a Canale d’Agordo per intervistare il fratello, Edoardo. Anche lui non voleva essere intervistato: al telefono mi aveva cortesemente respinto. Si intenerì quando vide che ero andato lì lo stesso, sperando di fargli cambiare idea. Ci incrociammo sull’uscio della sua casa da contadino, lui stava tornando dal bosco dove era andato per funghi. Mi tenne a pranzo, alla fine rimasi colpito dal fatto che sua moglie lavava i piatti a mano tenendo al polso l’orologio che Paolo VI aveva regalato a Giovanni Paolo I: un cimelio che sapeva di Svelto. Uscito da quella casa, scoprii che l’unica immagine che Canale d’Agordo «mostrava» del suo Papa era dentro la chiesa, e si poteva vederla solo scostando il portone d’ingresso, che altrimenti la copriva.
Forse ha imparato dai suoi compaesani, l’insegnante in pensione, a credere che certi gesti vadano compiuti ma non esibiti. Pare perfino - anche se non ci sono conferme - che la signora Pampanin non abbia ricevuto offerte né di una partecipazione all’Isola dei famosi, né di un seggio sicuro a Strasburgo.
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