Ma quante insidie nascoste in una favola. Che poi, favola per modo di dire, nel senso che il romanzo I miei stupidi intenti (Sellerio), con cui Bernardo Zannoni un anno fa si è aggiudicato il Campiello, è favolesco soltanto per i protagonisti e l'ambientazione: degli animali che lottano per sopravvivere in un bosco. Nello specifico, una faina, di nome Archy, che la madre, rimasta vedova, offre a una volpe in cambio di una gallina. Qual è il problema? La volpe, che è cattivissima (almeno all'inizio), si chiama Solomon e di professione fa l'usuraio. E poi ha un cane, uno scagnozzo, che si chiama Gioele. E poi ha un cliente, cioè un debitore, che è un maiale, che si chiama David e non vuole pagare. Insomma, per tutto ciò, il romanzo di Zannoni è stato accusato di antisemitismo in Italia, già nel settembre scorso. E pochi giorni fa la stessa accusa è riapparsa sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, in un lungo articolo intitolato Una volpe di nome Solomon, che si chiedeva con stupore come un libro, già sospettato di stereotipi antisemiti, sia in corso di pubblicazione in molti Paesi. Negli Stati Uniti è apparso in estate, edito dalla New York Review of Books, col titolo My stupid intentions; in Germania è stato pubblicato da Rowohlt, con un titolo stranamente profetico: Mein erstaunlicher Hang zu Fehltritten, ovvero «La mia incredibile propensione ai passi falsi». E, insomma, neanche un plissé.
Ora, in Germania l'attenzione nei confronti di ogni possibile cenno di antisemitismo deve, per ragioni storiche, essere mantenuta sempre alta; in una situazione come quella attuale - l'articolo è uscito proprio sabato, il giorno dello sconvolgente attacco terroristico di Hamas contro Israele - deve esserlo ancora di più. C'è in aggiunta il fatto che Bernardo Zannoni sia atteso alla Buchmesse di Francoforte il 21 ottobre, per presentare il romanzo. Una occasione imperdibile per lo scrittore, nato a Sarzana, a due passi dal Golfo dei poeti, nel 1995: è la Fiera del libro più importante del mondo. All'incontro ci sarà Florian Borchmeyer, regista, responsabile della selezione del programma internazionale del Festival del cinema di Monaco, autore televisivo e critico letterario... alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Il quotidiano fa notare come l'edizione tedesca presenti qualche tentativo di rimediare: la volpe, per esempio, si chiama Fëdor e non più Solomon, e non fa l'usuraio, bensì gestisce un banco dei pegni. Il che però, si insiste, non cancella il problema. Il problema, secondo la Faz, è la domanda iniziale dell'articolo: può essere che una storia, che si propone come romanzo di formazione, che è piena di stereotipi antisemiti, abbia successo? È possibile che lettori, elogiatori, giornalisti non si accorgano di nulla, quando c'è un maiale che si chiama David e c'è un usuraio cattivo che si chiama Solomon?
La Faz aggiunge anche che il suddetto libro sia pubblicato da una casa editrice rinomata, Sellerio, che ha in catalogo Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Maxim Biller. Poi, in maniera quantomeno paradossale, collega il successo del libro alla vittoria della destra in Italia: paradossale non soltanto per l'insinuazione che nel nostro Paese ci sia un rigurgito fascista, ma anche perché il plauso e il successo del romanzo di Zannoni sono sorti e maturati in un ambiente completamente opposto, quello del bel mondo editorial/cultural/televisivo italiano, che politicamente è tutto di sinistra. A riprova, oltre al Campiello, un premio certo non tacciabile di tendenze di estrema destra e, anzi, sempre molto sensibile alle tematiche politicamente corrette (il presidente della giuria è Veltroni), il romanzo di Zannoni ha ricevuto anche altri riconoscimenti prestigiosi. E come questo sia successo, dato il contesto di cui si è detto, è un'altra domanda possibile, e forse addirittura meritevole di una risposta.
Del resto, nemmeno gli americani, i campioni della cancel culture, hanno fatto una piega: il che è la controprova del fatto che i bersagli del politicamente corretto siano ormai, quasi sempre, tragicamente scorretti. Non nel senso di controcorrente, bensì, semplicemente, di sbagliati. E questo non significa, ovviamente, che il romanzo di Zannoni fosse da censurare: però si sarebbe potuto sollevare il dubbio sull'opportunità di alcune scelte, ecco. Cosa che è stata fatta un anno fa qui in Italia. Di fronte alle polemiche, l'autore replicò così: «Sono profondamente colpito che la rivista Shalom abbia intuito riferimenti antisemiti nel mio romanzo. Davvero, mi addolora. Ho sempre provato fascino per l'ebraismo, per le sue storie dense di significati, i nomi più belli che esistono a questo mondo. Certo, nel libro ci sono riferimenti a loro, non ne ho potuto fare a meno». E infatti Solomon, la volpe crudele, «è anche colui che regala ad Archy la scrittura e la lettura, la capacità di interrogarsi sulla vita, sulla morte...».
Un dispiacere sulla cui sincerità non c'è motivo di dubitare, ma che ad alcuni non è bastato.Bisogna dire, a margine di questa polemica, che pare eccessivo, come è stato fatto, scomodare Shakespeare per il suo Shylock. Perché Zannoni aveva anche avvisato nel titolo, che qualcosa si potesse fraintendere...
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