«La maggior parte degli abusi sessuali su minori avviene in famiglia ed è molto difficile quindi scoprirli, farli venire a galla. Occorre inoltre che la giovane vittima, una volta a contatto con gli investigatori, si fidi e si apra».
Il dirigente della squadra mobile Francesco Messina e il vice questore aggiunto Alessandra Simone - che guida con successo la sezione minori e violenze sessuali - fanno una doverosa e utile premessa prima di raccontare la bruttissima storia (risolta anche stavolta brillantemente dagli investigatori) di uno zio che ha approfittato di entrambe le nipotine, sorelle, trasferendo le sue particolarissime attenzioni, con il passare degli anni, dalla maggiore alla minore. Solo, però, grazie alla testimonianza fornita alla polizia dalla più piccola è emersa anche la violenza a cui era stata sottoposta la maggiore dal 1994 al 2001.
Luomo, un 45enne originario di Mazara del Vallo (Trapani) ma residente a Baggio con mamma e papà (la moglie lo ha lasciato dopo averlo fatto processare perché laveva violentata) è un operaio attualmente disoccupato, si chiama Giuseppe Messina ed è stato arrestato cinque giorni fa per atti sessuali su minori aggravati dal rapporto di parentela.
Clara e Giada (i nomi sono di fantasia, ndr) - sono le nipoti di questo mostro, figlie della sorella - hanno ora rispettivamente 20 e 13 anni. Sin da piccole i genitori, per motivi di lavoro, dopo la scuola le hanno lasciate a casa dei nonni per poi andare a riprenderle la sera. Ed è lì che entrava in azione lo zio Giuseppe. Che ha avvicinato in maniera subdola, sempre seguendo il medesimo schema dazione, prima Clara, poi, dal 2001 fino a poco tempo fa, Giada, durante il loro riposino pomeridiano. Dopo aver approfittato di loro, quindi, le minacciava affinché se ne stessero zitte.
«Non ho mai pensato di raccontarlo a qualcuno perché mi ritenevo troppo piccola per essere creduta - ha confessato Giada agli investigatori -. Solo in seguito, molto più avanti, parlandone con mia sorella, ho capito che anche per lei, in passato, era stato lo stesso. Inoltre solo allora ho compreso che tante attenzioni dello zio per Clara, percepite quando ero piccolissima e già allora per me fastidiosissime, altro non erano che pratiche sessuali morbose».
La svolta che ha dato inizio alle indagini e quindi alla cattura del mostro la si deve a uninsegnante di Giada: accortasi che la ragazzina soffriva di problemi psichici connessi a grossi disturbi alimentari, ha avvertito la polizia.
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